Dopo 86 giorni di marea nera, di nuovo una battuta d’arresto: su richiesta degli scienziati del governo Usa, Bp ha sospeso un cruciale test per misurare la pressione nella nuova struttura di contenimento del pozzo Macondo: sono necessarie nuove analisi per assicurare che il rimedio non sia peggiore del male.
“Stiamo rivedendo le procedure. Questo test è così importante che gli abbiamo dato altre 24 ore”, ha detto oggi Kent Wells, vice-presidente Bp e nuovo uomo immagine del colosso del greggio. Per decidere se dare via libera alle prove i manager di Bp si sono incontrati mercoledì con il ministro dell’energia, Stephen Chu, dopo che ieri il coordinatore federale, Thad Allen, aveva annunciato il rinvio del test. L’esperimento serve a misurare la pressione interna alla nuova struttura di contenimento istallata lunedì sera sul pozzo chiudendo lentamente le sue valvole a 1.600 metri sotto il mare.
Se la pressione sale rapidamente è una buona notizia: vuol dire che il pozzo è intatto e le valvole potranno rimanere chiuse. Sarebbe il lieto fine atteso da 12 settimane, anche se le operazione di decontaminazione del mare andranno avanti per anni. Bassi livelli di pressione sarebbero invece il segno che qualcosa, anzi molto, sta andando storto. Il timore è che ”anomalie”, come le ha chiamate Allen, possano provocare altre perdite o addirittura una esplosione laterale nel pozzo sotto il fondo del maree.
Potrebbe essere a rischio anche l’operazione da cui Bp si aspetta la soluzione definitiva per la marea nera: lo scavo dei due pozzi alternativi. In attesa dei test anche queste operazioni sono state sospese. In attesa della decisione sul test, il pozzo dal fondo del Golfo del Messico ha continuato a ”sparare” in mare ogni giorno le sue decine di migliaia di barili di petrolio: secondo gli scienziati ci sono i primi segni che l’inquinalmento da greggio abbia cominciato ad alterare la catena alimentare sottomarina, uccidendo alcune creature o alimentando la crescita di altre specie più adattabili a un ambiente avvelenato.
Intanto la marea nera del Golfo ha scatenato un dibattito politico parallelo. Un gruppo di senatori democratici ha chiesto al Dipartimento di stato di aprire un’inchiesta per scoprire se Bp ha avuto un ruolo nel trasferimento in Libia l’estate scorsa dell’attentatore di Lockerbie Abdel Basset Al Megrahi. La richiesta dei senatori Robert Menendez, Frank Lautenberg, Kirsten Gillibrand e Charles Schumer, accompagnata da un appello a Bp a chiudere con le trivellazioni offshore in Libia, e’ stata recepita dal segretario di Stato, Hillary Clinton, che si è impegnata a esaminare il dossier.
Di un ruolo di Bp nella partenza di al Megrahi stanno parlando con insistenza da qualche giorno i media Usa: il colosso del greggio avrebbe fatto pressioni per il trasferimento dell’attentatore in Libia per incoraggiare in cambio Tripoli a finalizzare un contratto di esplorazioni offshore. Al Megrahi, condannato nel 2001 per Lockerbie, fu rilasciato da un tribunale scozzese per ragioni mediche in agosto. L’attentatore di Lockerbie pareva in fin di vita per un tumore ma a quasi un anno di distanza e’ ancora vivo.