Marea nera: fallita la cupola, la Bp chiede aiuto online

La cupola di contenimento

La marea nera continua ad avanzare, mentre il primo tentativo di installare una cupola sul fondale marino per contenere l’espandersi del greggio nel Golfo del  Messico è fallito.

British Petrol potrebbe ritentare domani o nei giorni seguenti, anche se diversi osservatori iniziano a mettere in dubbio l’eventuale successo dell’operazione.

Il petrolio esce al ritmo di 750mila litri al giorno dal fondo del mare e ha raggiunto le coste dell’Alabama. La Bp ha quindi pensato di rivolgersi direttamente al pubblico, e ha aperto un sito per raccogliere consigli e suggerimenti (deepwaterhorizonresponse.com), in cui le i suggerimenti arriveranno direttamente agli esperti riuniti dalla Bp

L’azienda petrolifera ha allestito anche un “numero verde”.

La compagnia petrolifera prenderà in considerazione anche altre opzioni, per bloccare la quotidiana fuoriuscita di greggio. Una delle ipotesi allo studio è quella dell’uso di un “tappo” di gomma e di altri materiali per cercare di chiudere la falla. La polizia della Florida ha invece suggerito di mettere balle di fieno in acqua. Un piano audace in tre fasi: chiatte galleggianti al largo dei 50 chilometri di coste incontaminate, riempite con giganteschi rotoli di fieno e dotate di compressori per “sparare” nelle acque oleose il fieno.

Bp ha reso noto che la marea nera è già costata 350 milioni di dollari. Il gruppo petrolifero ha elencato in una nota tutti gli sforzi finora compiuti per contenere e contrastare la fuoriuscita di greggio dalla piattaforma danneggiata Deepwater Horizon. La holding britannica appena la scorsa settimana aveva valutato i danni della catastrofe in 6 milioni di dollari. In giornata, in programma un vertice alla Casa Bianca con il presidente Obama per fare il punto della situazione.

Ma le grane per Bp non sono finite: il ministro della Giustizia americano, Eric Holder, ai microfoni della Abc ha annunciato di aver inviato alcuni rappresentanti del Dipartimento per accertare se ci siano stati errori nella condotta, atti illeciti, infrazioni o abusi di potere in merito alla fuga di petrolio e alla marea nera.

Bp è già stata perseguita civilmente da diverse organizzazioni, soprattutto quelle attive nel turismo e nella pesca, quelle sulle quali gli effetti della marea nera si fanno sentire in modo più evidente. L’ammiraglio della Guarda costiera Thad Allen, che sta guidando le iniziative del governo americano nell’affrontare il disastro, definisce gli sforzi di Bp nel cercare di fermare la fuori di petrolio “senza tregua”.

Circa 5.000 barili di petrolio al giorno – aggiunge Allen intervenendo sulla Cbs – si riversano nell’oceano, anche se fissare l’ammontare esatto è “al momento impossibile”. È stato calcolato che dal giorno dell’esplosione circa 12 milioni di litri di petrolio sono finiti nelle acque del Golfo. Alta oltre 12 metri e pesante circa 78 tonnellate, la cupola è una struttura in metallo e cemento progettata ad hoc per incapsulare ciò che resta del tubo della piattaforma da cui continua a fuoriuscire petrolio.

Una volta installata e collegata a un apposito compressore in superficie, la struttura dovrebbe poi aspirare fino all’85% del petrolio ancora presente in fondo al mare. Ed evitare così la catastrofe. I problemi tecnici per il suo funzionamento, però, sono enormi, e richiedono soluzioni mai sperimentate in precedenza.

La struttura è stata progettata cercando di tener conto della pressione a cui è sottoposta a 1.500 metri di profondità, ma sono ancora tutte da verificare le sue capacità di “tenuta”. Per fissarla al fondo bisogna avvalersi di robot subacquei comandati dalla superficie. Tutto ciò presenta una serie infinita di incognite. Nel frattempo gli operai che la notte del 20 aprile lavoravano sulla piattaforma hanno rivelato ai media americani particolari finora non emersi.

In base alle loro testimonianze, l’incidente sarebbe stato causato da una bolla di metano, formatasi per il cattivo funzionamento di una valvola di sicurezza. La prima esplosione ne ha innescate altre, finché l’intera piattaforma non ha preso fuoco. Gli operai hanno riferito di scene di panico, con la gente che si buttava in acqua in piena notte. Sulle cause dell’incidente sta indagando anche la Bp, che ha assicurato che ogni dettaglio sarà reso noto, ma solo al termine dell’indagine interna.

Published by
Maria Elena Perrero