Marea nera nel Golfo del Messico, Halliburton: “Abbiamo distrutto le prove”

L’esplosione della piattaforma petrolifera (Foto Lapresse)

WASHINGTON – Marea nera nel Golfo del Messico, le prove sulle cause del più grave disastro ambientale provocato da un pozzo petrolifero in America sono state distrutte: lo ha ammesso la stessa società texana Halliburton, che gestiva insieme alla Transocean la piattaforma petrolifera della British Petroleum esplosa nel mare dei Caraibi nell’aprile 2010.

In quell’incidente morirono 11 lavoratori dell’impianto. Si è trattato della più ampia fuoriscita di petrolio della storia: quel giorno si riversarono nell’oceano 5 milioni di barili di greggio, che inquinarono un’area di circa 180 mila chilometri quadrati, con danni incalcolabili alle coste ed all’economia degli Stati del Golfo.

E’ stato il Dipartimento alla Giustizia americano ad annunciare che la Halliburton ha ammesso di aver distrutto le prove. L’azienda, in passato guidata dall‘ex vicepresidente Usa, Dick Cheney, si occupava in particolare delle strutture di cemento a sostegno dei pozzi di estrazione.

Ha fatto sparire tutte le simulazioni fatte al computer dai propri ingegneri nelle settimane successive al disastro, simulazioni sulla resistenza proprio degli ‘anelli’ di cemento.

Il Dipartimento di Giustizia ha spiegato che la Halliburton intende dichiararsi colpevole, ed ha accettato di pagare il massimo della multa prevista, pari a 200mila dollari, e di sottoporre per tre anni a una strettissima sorveglianza tutte le sue attività.

Negli anni scorsi la Halliburton aveva già versato 55 milioni di dollari in contributi ‘volontari’ per il recupero delle aree danneggiate dal disastro.

Dopo BP e Transocean, la Halliburton è così la terza delle tre grandi aziende al centro del disastro ad ammettere illeciti penali. Secondo l’indagine del governo americano, la Halliburton avrebbe raccomandato alla BP di piazzare 21 ‘collari di cemento’ per stabilizzare la piattaforma, ma la Bp aveva deciso di usarne solo 6. La Halliburton avrebbe successivamente fatto sparire i documenti con i risultati dei test condotti internamente sulla resistenza del cemento.

Il novembre scorso la BP ha ammesso di essere colpevole di 14 reati penali relativi all’esplosione, accettando di pagare 4,5 milioni di dollari in danni.

Published by
Maria Elena Perrero