E’ scattata per la Bp l”operazione cupola’: dopo aver tamponato con una valvola comandata da un robot la terza e più piccola falla da cui sgorga la marea nera, il gigante petrolifero ha cominciato a muovere la struttura di cemento e acciaio simile a una torretta medievale con cui si spera di fermare il geyser di greggio che sgorga dagli abissi.
Dovrebbe essere piazzata in serata (la notte tra giovedì e venerdì in Italia) la cupola progettata per contenere la fuoriuscita di petrolio dal punto dove è affondata la piattaforma nel Golfo del Messico. Lo ha riferito un dirigente della Bp. “Caleremo la cupola in acqua questa sera – ha detto il capo delle operazioni della British Petroleum, Doug Suttles – e contiamo di contenere la perdita già nel corso della serata”.
Il dirigente ha peraltro precisato che la cupola “non è una delle questioni principali” riguardanti gli interventi in corso nel Golfo del Messico.Costruita dalla Wild Well Control, la ‘cupola’ è un’imponente struttura alta 12 metri e pesante 98 tonnellate: caricata su una chiatta, deve arrivare sul luogo della perdita a circa 80 chilometri dalla costa.
Bp comincera’ probabilmente a catturare il petrolio della marea nera con la ‘cupola’ di cemento e acciaio, in viaggio oggi verso il Golfo del Messico, a partire da lunedi’. Lo ha annunciato un portavoce della societa’ petrolifera.
Servirà a tamponare la perdita principale che sgorga dal tubo e a pomparla in superficie: questa perdita si trova a 183 metri dalla bocca del pozzo a circa 1.500 metri di profondità. Secondo Bp, il macchinario servirà a catturare l’85% del petrolio che sgorga dal pozzo sottomarino. Il problema è che l’industria estrattiva ha sperimentato in passato soluzioni del genere, sempre però a profondità meno elevate. I responsabili di Bp ammettono di non sapere se l’operazione sarà coronata da successo per l’estrema pressione dell’acqua a 1.500 metri sotto il mare. ‘Non sappiamo di sicuro se la cupola funzionera’”, ha detto il portavoce di Bp Bill Salvin: ‘Sappiamo che funziona nei modelli di previsione”, aggiungendo: ”è come effettuare un intervento chirurgico a 1.500 metri sott’acqua”.
Manager e tecnici di Bp incrociano le dita anche perché se la cupola dovesse fallire le previsioni sono davvero apocalittiche: la perdita potrebbe salire da 5.000 a 60 mila barili di greggio al giorno, ha detto il deputato democratico Edward Markey che ieri a Capitol Hill ha incontrato i vertici del gruppo industriale. Oggi intanto gli ingegneri di Bp, che da domenica stanno scavando un nuovo pozzo di soccorso per allentare la pressione da quello esploso, sono riusciti a chiudere la più piccola delle perdite, un’operazione che tuttavia non è servita a far diminuire il flusso: ‘Semplifica il numero delle falle a cui hanno accesso”, ha detto il portavoce della Guardia Costiera David Mosley.
In audizioni a porte chiuse in Congresso un alto funzionario di Bp ha ammesso che dal geyser sottomarino di greggio nel Golfo del Messico potrebbero sgorgare fino a 60 mila barili di petrolio al giorno, oltre dieci volte quanto stimato finora. Lo scrive il New York Times sul suo sito online paragonando la pressione a cui la società britannica si trova adesso di fronte in Congresso e quella affrontata dalla Toyota nei mesi scorsi per i problemi all’acceleratore dei suoi modelli venduti negli Usa.
Nel briefing David Rainey, vicepresidente Bp per il Golfo del Messico, ha detto che la società sta utilizzando vari sistemi per fermare la perdita a 1.500 metri sotto il mare, ta cui la cupola di contenimento del pozzo che dovrebbe essere installata in settimana per immagazzinare e aspirare in superficie il flusso di greggio. Rainey e altri manager di Transocean e di Halliburton hanno ammesso di non saper valutare la probabilità che petrolio del pozzo danneggiato possa essere agganciato dalle cosiddette ‘correnti loop’ del Golfo del Messico e trascinato fino alle Keys della Florida e da lì nell’Atlantico.
“Abbiamo ascoltato da Bp, Halliburton e Transocean una serie di scenari peggiori senza avere invece le migliori soluzioni”, ha detto il deputato Edward Markey, democratico del Massachusetts e presidente della sottocommissione Energia e Ambiente della Camera che ha condotto le audizioni.
Il Pentagono ha approvato ieri l’ordine esecutivo per la mobilitazione di 17.500 uomini della Guardia Costiera federale nelle zone del Golfo del Messico interessate dalla marea nera. Il ministro dlla Difesa, Robert Gates, ha firmato il dispiegamento nei diversi Stati interessati dall’ emergenza ecologica di 6 mila uomini in Louisiana, 6.000 uomini in Mississippi, 3 mila uomini in Alabama e 2.500 uomini in Florida. Saranno gli Stati, e non il ministero della Difesa, a decidere come utilizzare questi rinforzi.
Secondo un esperto statunitense dell’Università di Miami la marea nera ha raggiunto il paradiso naturale delle Isole Chandeleur, l’ultima barriera prima della costa della Louisiana. Secondo Hans Graber, direttore del centro di studio di immagini satellitari dell’Università di Miami, due fotogrammi mostrano anche che il petrolio sta andando alla deriva verso sud, in direzione della Corrente Loop, che potrebbe trascinarne le propaggini e portarle verso le isole Keys della Florida. Secondo Graber, il margine nord della corrente potrebbe aver agganciato un po’ di petrolio. Martedì Bp aveva ricevuto una segnalazione che il petrolio era arrivato alle Chandeleur ma oltre 20 barche inviate a controllare non ne avevano trovato traccia sulla costa.
Le correnti potrebbero spingere la marea nera del Golfo del Messico verso il Southwest Pass, punto di accesso per le navi al fiume Mississippi, secondo le proiezioni dela Nooa, la National Oceanic Atmospheric Administration. Passano per il Mississippi oltre la metà delle esportazioni americane di grano, oltre a petrolio, prodotti chimici, carbone e legname per un totale di 500 milioni di tonnellate di cargo all’anno. La Noaa prevede che la marea nera non si muoverà molto per le prossime 72 ore ma non ha escluso che a un certo punto possa arrivare a minacciare il Soutwest Pass.