Marea nera. Alex diventa un uragano e Obama chiede aiuti internazionali

L'uragano Alex

Alex è diventato il primo uragano della stagione atlantica 2010. Lo ha annunciato a Miami il centro federale uragani degli Stati Uniti. La tempesta, che ha al suo interno venti da 120 chilometri all’ora, dovrebbe toccare terra al confine tra Texas e Messico domani sera o all’alba di giovedì. Passerà  non lontano dalla ”marea nera” ma dovrebbe risparmiare la zona delle piattaforme petrolifere.

Gli Stati Uniti hanno annunciato che accetteranno aiuti da 12 paesi per la lotta contro la marea nera causata dall’incidente alla piattaforma petrolifera della Bp nel Golfo del Messico.

Un comunicato del Dipartimento di Stato informa che, per far fronte al peggior disastro ambientale della storia americana, gli Stati Uniti accetteranno un totale di 22 offerte di assistenza da 12 paesi e da alcune organizzazioni internazionali.

Tra i 27 paesi che avevano offerto assistenza figura anche l’Italia. Ma il Dipartimento di Stato non ha fornito dettagli sugli aiuti che sono stati richiesti. Viene solo fatto sapere che tra gli aiuti saranno sicuramente inclusi due skimmers ad alta velocita’ offerti dal Giappone. L’Italia aveva offerto alcune navi appartenenti a compagnie private e del personale tecnico.

I responsabili del coordinamento della assistenza hanno individuato la maggiore necessita’ nelle boe di contenimento e negli skimmers, che saranno richiesti quindi ai paesi che hanno offerto aiuto. L’annuncio da Washington e’ venuto mentre peggiorano le condizioni meteorologiche nel Golfo del Messico con l’avvicinamento della tempesta tropicale Alex, che rischia di aggravare le operazioni di recupero del petrolio, anche se si prevede che non colpira’ direttamente la zona colpita dal disastro che orami si aggrava da 70 giorni.

La Guardia Costiera americana ha reso noto che a causa delle cattive condizioni meteorologiche i tecnici che nel Golfo del Messico operano nella zona dell’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon sono stati costretti a sospendere alcune delle attivita’ di contenimento del petrolio.

Le operazioni riguardanti la bruciatura del greggio, oppure i voli previsti per spargere sulla marea nera sostanze chimiche capaci di sciogliere il petrolio sono stati sospesi e non riprenderanno fino a quando le condizioni del tempo non miglioreranno.

Continuano invece quelle in profondita’ che hanno a che fare con il ‘coperchio’ posto dalla British Petroleum per contenere il greggio, cosi’ come quelle riguardanti il nuovo pozzo che i tecnici della stessa Bp stanno ultimando nelle vicinanze del pozzo originario da cui fuoriesce il petrolio.

I meteorologi escludono che Alex colpisca la zona del versamento del petrolio Bp: Alex si muove a centinaia di chilometri di distanza rispetto al punto in cui e’ avvenuto il disastro. La perturbazione ieri era in mare aperto a circa 600 chilometri a sud est di Brownsville, in Texas, e procedeva verso nord-nordovest a una velocita’ di circa 20 km/h.

Dovrebbe raggiungere le coste del Texas, transitando molto lontano dalla Louisiana. Tuttavia il suo passaggio avra’ comunque effetti diretti sulle operazioni di recupero del greggio, perche’ e’ previsto mare mosso per almeno tre giorni a partire da ieri.

Pur non facendo rotta verso la zona della marea nera, Alex ha complicato gia’ da oggi gli sforzi di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico. La tempesta ha creato onde di 4 metri costringendo le navi che ‘scremano’ il greggio dalla superficie a trovare rifugio nei porti.

Il presidente Barak Obama oggi ha dichiarato lo stato di emergenza federale in Texas in vista dell’arrivo di Alex: la dichiarazione permette di mobilitare risorse federali in aggiunta a quelle statali e municipali e incarica la Protezione civile federale americana (Fema) di coordinare il lavoro di assistenza.

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