L’Amministrazione Obama criticata per la marea nera che per mesi ha imperversato nel Golfo del Messico: secondo la Commissione d’inchiesta nominata dallo stesso Obama, la Casa Bianca è stata troppo ottimista sulle reali capacità della Bp di risolvere il problema ed ha nascosto alla popolazione la reale entità del disastro, soprattutto nelle sue fasi iniziali.
La Casa Bianca ha replicato al rapporto e in un breve comunicato si è difesa dicendo che ”la reazione del governo federale è stata poderosa e immediata” e ”fondata sulla scienza”, anche se ciò l’ha posta in contrapposizione con la Bp e le autorità locali.
Secondo le rivelazioni della National Oil Spill Commission, ”per i primi dieci giorni della fuga di petrolio, sembra che un senso di ottimismo ingiustificato abbia caratterizzato chi doveva rispondere. Costoro quasi unanimemente, benchè fossero coscienti di avere a che fare con un versamento di grave entità, pensavano che la Bp avrebbe riportato il pozzo sotto controllo”. Inoltre, scrive la Commissione, ”benchè una parte della struttura di comando sia diventata operativa molto velocemente, sotto altri punti di vista la mobilitazione di risorse per contrastare il disastro sembrava andare a rilento”.
La Casa Bianca è accusata da parte sua di aver bloccato le stime più pessimistiche sull’entità del disastro ecologico, con l’effetto di aver rallentato in qualche modo la velocità di mobilitazione delle risorse per lottare contro la marea nera. L’agenzia governativa sugli oceani e l’atmosfera (Noaa), dice il rapporto della Commissione, già fra la fine di aprile e l’inizio di maggio – l’esplosione della piattaforma della Bp è avvenuta il 20 aprile – voleva divulgare le sue stime più pessimistiche sull’evoluzione del disastro, ma l’ufficio per il budget e il management (Omb) della Casa Bianca non volle che quelle stime fossero rese pubbliche.