La marea nera nel golfo del Messico potrebbe insidiare la green economy del presidente Brack Obama. Il Sole 24 ore ha intervistato in proposito Richard Caperton, analista di politiche energetiche del think-tank liberal Center for American Progress. Riportiamo alcuni estratti dell’intervista:
La marea nera del golfo del Messico potrebbe insidiare la green economy di Obama. Uno dei pilastri della riforma energetica proposta dal presidente degli Stati Uniti è il climate and energy bill, fermo al Senato.
In che modo si inserisce la legge sul clima nella rivoluzione energetica annunciata da Obama?
Per compiere questo percorso occorrono diversi interventi legislativi, uno dei quali è l’approvazione del Climate Bill, con un taglio delle emissioni del 17%, rispetto ai valori del 2005, entro il 2020. Certamente questo non basta. Per il cambiamento occorre sostegno finanziario, interventi sulle infrastrutture di rete, educazione dei cittadini e domanda.
La marea nera complica le cose, come finirà ?
Il disastro ambientale ha fatto lievitare enormemente il numero di persone contrarie alle nuove trivellazioni. Il Climate Bill, per essere approvato, deve cercare un compromesso tra diverse anime: si tratta di senatori democratici e repubblicani, e dipende anche dagli interessi dei singoli stati, non solo dalla parte politica. La partita si gioca sui numeri: se togli le trivellazioni perdi dei voti, ma lo stesso può succedere mantenendoli.
Quali passi ha compiuto sinora la green economy americana?
Il “recovery act” (pacchetto di stimoli da 787 miliardi di dollari varato oltre un anno fa) ha elargito 36,7 miliardi di dollari all’energia, la maggior parte dei quali sono andati alla promozione dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Il resto alla promozione di start-up innovative, progetti di ricerca, cattura e sequestro della CO2, reti elettriche di nuova generazione (smart grid).
Quali saranno le tecnologie più importanti nei prossimi anni?
Puntiamo allo sviluppo di un’intera filiera industriale, per questo non parliamo solo di green energy, ma di green economy come grande opportunità di sviluppo riducendo la CO2 in atmosfera. Il che significa ricerca e nuove installazioni di eolico, solare, biomasse e geotermia.
Obama è tornato a finanziare le centrali nucleari dopo trent’anni, definendo l’atomo green energy.
Oggi un quinto dell’energia prodotta negli Usa viene dal nucleare. È una energia a bassissima produzione di carbonio, dunque pulita, con le scorie conservate in posti sicuri. Ha ottime possibilità occupazionali. E’ una fonte pulita, ma non come il sole e il vento.
I grossi investimenti, oggi, sono in Cina e Stati Uniti.
Per quanto riguarda la produzione certamente il nostro concorrente è la Cina. Stiamo studiando anche le politiche messe in atto da Germania e Spagna. Hanno forti politiche nazionali e di lungo termine che per noi possono essere da esempio. Quanto all’Italia, è molto interessante l’utilizzo di feed-in tariff (come il “conto energia” fotovoltaico, che prevede un contributo economico per kw prodotto).