Marea nera: al via l’operazione Top Kill. Ma se fallisse sarebbe una catastrofe

Il pozzo petrolifero Bp con la chiazza di greggio

Si chiama “Top Kill” l’operazione della British Petrol destinata a tentare di sigillare definitivamente il pozzo petrolifero che da oltre un mese sta inquinando il Golfo del Messico.

l’immissione di liquido denso e di cemento avverrà in due tempi, e avrà una durata prevista minima di una decina di ore visto che le operazioni, sorvegliate da robot, si svolgono ad una profondità di 1.500 metri circa.

In un primo tempo da una nave in superficie verranno immessi con fortissima pressione i cosiddetti fanghi, un mix di acqua, di materie solide e di barite, un minerale, attraverso due canali laterali, la ‘kill line’ e la ‘choke line’: in questo modo si cercherà di arginare la fuoriuscita di greggio e di gas naturale attraverso la super-valvola, il cosiddetto ‘Blowout Preventer’ (Bop), secondo alcuni esperti difettosa fin dall’inizio.

A questo punto, se non ci saranno intoppi e il flusso di greggio e gas sarà davvero contenuto, i fanghi verranno sostituiti con cemento, con l’obiettivo di sigillare definitivamente il pozzo petrolifero.

Secondo la Bp la possibilità di farcela è intorno al 60-70 per cento, ma in realtà l’operazione comporta seri rischi, perché in caso di fallimento le quantità di petrolio che uscirebbero potrebbero essere superiori a quelle attuali, aggravando la marea nera.

La stessa compagnia petrolifera ha fatto trapelare alla commissione di indagine del Congresso americano la notizia che  già 51 minuti prima dell’incidente, che ha provocato anche undici morti, c’erano state tre segnalazioni di allarme.

I tre segnali riguardavano una pressione abnorme (98 kg per centimetro quadro) a fondo pozzo. Ma anche nelle ore precedenti all’esplosione si erano verificati alcune perdite di liquido in una valvola che doveva impedire l’eruzione del greggio fuori dal pozzo.

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Maria Elena Perrero