Marea nera. Per fermare il disastro arrivano Kevin Costner e Robert Redford

Nell’acqua profonda del Golfo del Messico l’orizzonte della Deepwater Horizon continua a essere nerissimo. A un mese esatto dall’incidente che ha causasto l’affondamento della piattaforma gestita dalla BP, un solo dato è certo: il petrolio continua ad uscire, l’intera America può vederne le immagini, nessuno ha finora trovato un sistema per fermarlo. Si calcola che a tutt’oggi siano oltre sei milioni i barili che hanno invaso le acque del Golfo del Messico.

La catastrofe ambientale che per esplicito ordine della Casa Bianca “doveva” essere evitata, per ora incombe sulle coste americane più vicina e minacciosa che mai. Una prima, significativa quantità di petrolio ha già raggiunto in Louisiana alcune zone del Delta del Mississippi, e le immagini non lasciano adito a dubbi: una spessa coltre marrone ricopre acqua, vegetazione, animali. Un disastro per ora contenuto ma che, per usare le parole del ministro dell’Interno, Ken Salazar, potrebbe essere “una catastrofe”.

La Bp ha ammesso oggi per la prima volta che forse la quantità di petrolio uscita dalla piattaforma è superiore a quanto riportato finora. Nello stesso tempo ha annunciato che da oggi è in grado di recuperare 5mila barili al giorno, contro i 3mila dei giorni scorsi. Resta una goccia in quel mare nero di 6milioni di barili che già hanno invaso il Golfo del Messico.

Di fronte a questo disastro anche Hollywood è scesa in campo. Kevin Costner, la star di ‘Waterworld’ e di ‘Balla coi Lupi’ che ha speso anni e milioni di dollari per perfezionare una centrifuga aspira-petrolio dalle acque marine, ha incontrato i vertici di BP e ha offerto loro la sua ‘Ocean Therapy’. E’ una macchina per pulire l’oceano. Piazzata su una chiatta, la centrifuga ad alta velocità risucchia vaste quantità di acqua inquinata, separa il petrolio e restituisce il 97% di acqua pulita. “In pratica è come un gigantesco aspirapolvere” ha spiegato Costner. L’attore l’ha concepita insieme a un team di scienziati, tra cui suo fratello Dan, fin dai tempi del disastro della Exxon-Valdez in Alaska, e ora l’ha offerta ai tecnici dellaa BP a corto di soluzioni.

Anche Robert Redford è intervenuto sull’emergenza marea. Ha registrato un video e scritto una lettera aperta a Barack Obama: “E’ passato un mese dall’incidente e siamo davanti a uno dei peggiori disastri ecologici della storia. Signor presidente: è arrivato il momento di pensare a una energia pulita”. Nel frattempo, l’agenzia ambientale Usa, l’EPA, ha chiesto alla BP di usare sostanze chimiche meno tossiche rispetto a quelle attualmente utilizzate per sciogiere il petrolio (Corexit 9500A e Corexit 9527A) e ha dato al gruppo petrolifero 24 ore di tempo al massimo per procedere. Le speranze tuttavia non sono nei solventi ma, come ha sottolineato il ministro Salazar, nell’ultimo tentativo che la BP avrà pronto per domenica: un dispositivo per far cessare la perdita ostruendo la falla con detriti e fango. Intanto le prime frange della marea sono entrate nella Loop Current, la corrente interna del Golfo del Messico che spinge le sue acque verso la Florida. Il petrolio, in teoria, potrebbe arrivare fino a Miami.

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