Mentre la Bp cambia i vertici tendando di ovviare, almeno in parte, al danno di immagine derivato dalla marea nera, in tutto il mondo continuano diverse forme di protesta contro il colosso petrolifero britannico.
In mattinata di martedì 27 luglio a Milano c’è stata una protesta simbolica di ambientalisti, culminata con la restituzione di benzina in un distributore Bp. Verso le 12 alla pompa di benzina nei pressi della metropolitana di Bonola, sono state ‘restituite’ alla Bp alcune taniche contenenti anche ”acqua inquinata”. La protesta, è stato spiegato, proseguirà in largo Valera davanti a una sede milanese della società.
All’iniziativa, hanno partecipato, fra gli altri, Stefano Apuzzo ed Edgar Meyer presidenti di Amici della Terra e Gaya, associazioni che invitano a boicottare Bp, i quali hanno denunciato che ”si era a conoscenza delle falle nel sistema di sicurezza in Messico”. ”Chiediamo – hanno aggiunto – che stiano lontani dalle nostre coste e dal Mediterraneo e promuoviamo il boicottaggio italiano ed europeo”.
Proteste anche a Londra dove alcuni militanti del gruppo ambientalista Greenpeace hanno costretto alla chiusura 47 stazioni di servizio della Bp nella capitale inglese. In totale i distributori nella capitale inglese sono 50, ma la compagnia petrolifera ha smentito le cifre fornite dagli ambientalisti sostenendo che solo 12 stazioni sono state costrette a chiudere e che il servizio ”sarà ripristinato quanto prima”.
La protesta coincide con le cifre fornite da Bp sulle spese finora sostenute per far fronte alla marea nera (quasi 17 miliardi di dollari) e su quella ancora da conteggiare (oltre 32 miliardi di dollari). Greenpeace ha descritto l’azione dei suoi militanti, affermando che gli attivisti hanno fermato il flusso di carburante facendo saltare gli interruttori di sicurezza in modo da impedire la riapertura delle stazioni. La Bp ha bollato il blitz ambientalista come ”un irresponsabile e infantile atto in grado di interferire con i sistemi di sicurezza”. In un distributore di Camden, nel nord di Londra, degli attivisti ‘scalatori’ si sono arrampicati per sostituire il logo Bp con l’immagine di un un girasole verde che affonda in un mare di petrolio.