Centinaia di esperti stanno studiando l’ impatto che le fuoriuscite di petrolio nell’ aprile del 2010 hanno avuto sull’ ecosistema marino del Golfo del Messico. I risultati degli studi, oltre a determinare la cifra che la British Petroleum dovrà sborsare per i danni causati all’ ambiente, potrebbero anche modificare le regole che le attività della zona del Golfo dovranno rispettare.
Il punto cruciale della questione è sapere di quanto la fuoriuscita di petrolio ha ridotto la popolazione del tonno pinne blu. Molti studiosi dicono che la versione oceanica di questo pesce si riproduce nella zona settentrionale del Golfo da maggio a giugno e la perdita di petrolio dalla piattaforma della compagnia inglese avvenuta nel maggio del 2010 ha quasi sicuramente causato la morte di molte uova e larve della specie. Altri studiosi invece sono dell’ avviso che la maggior parte dei tonni non si riproducono soltanto nella zona del Golfo ma anche nella zona dei Caraibi e delle Azzorre.
Se dovesse essere ritenuta più attendibile questa versione, ci sarebbero meno ragioni per dichiarare la specie a rischio estinzione ed il risarcimento di cui la Bp si dovrà far carico sarebbe minore. Dall’ altro lato c’è chi dice che anche se dovesse venire confermato che la riproduzione della specie avviene in larga parte fuori dal Golfo, questo non aiuterebbe a calcolare i danni complessivi della fuoriuscita del petrolio. Uno scienziato, interpellato su quale possano essere le conseguenze delle perdite di petrolio, ha detto che passeranno anni prima di conoscere gli esiti reali del disastro.