Marea nera: “Top Kill” riesce a chiudere il buco dal pozzo della Bp. Un’emorragia di petrolio durata più di un mese

Grazie all’operazione ‘Top Kill’, in corso nel Golfo del Messico per sigillare il pozzo petrolifero della Bp, la fuoriuscita di greggio si è per il momento fermata. Lo ha detto al Los Angeles Times il comandante della Guardia Costiera Usa, Thad Allen che coordina i lavori di contenimento della marea nera. Secondo Allen i tecnici sono riusciti a iniettare sufficiente liquido ad alta viscosità per bloccare la perdita di greggio e gas. Il passo successivo sarà raggiungere pressione zero all’imboccatura del pozzo e sigillarlo con cemento. L’ammiraglio ha aggiunto che una delle navi che sta pompando il fluido o “fango” ha esaurito il materiale e che una seconda nave sta recandosi in questo momento nella zona.

Thad Allen si è detto “incoraggiato dai progressi” aggiungendo che a breve verrà resa pubblica la nuova stima sul livello della perdita prima dell’inizio dell’operazione “Top Kill”. Secondo Bp, il flusso era di 5.000 barili di petrolio al giorno ma studi indipendenti parlano di quantità molto maggiori.

Più prudenti, invece, alla British Petroleum: i vertici del colosso petrolifero l’operazione procede come previsto ma, precisano, non bisogna trarre conclusioni affrettate a proposito del suo successo. Lo ha fatto sapere Bob Dudley, direttore generale della British Petroleum. L’operazione prevede la copertura della falla con un getto di fango ad alta pressione che dovrà essere poi sigillata con un tappo di cemento. In una serie di interviste televisive Dudley ha detto che l’operazione sta procedendo come previsto ma che per vedere i risultati effettivi è necessario attendere ancora.

La gigantesca perdita di greggio è cominciata circa un mese fa da un pozzo di proprietà dell’inglese British Petroleum situato a 1.500 metri di profondità al largo delle coste della Louisiana, nel Golfo del Messico. La fuoriuscita di greggio ha provocato una delle maree nere più devastanti della storia degli Stati Uniti con impatti ambientali ed economici incommensurabili.

Diversi i tentativi di chiudere il buco da parte della Bp: quattro robot sottomarini sono stati impegnati nel tentativo di chiudere la bocca del pozzo e di tappare i buchi che si sono aperti nella conduttura che portava il petrolio alla piattaforma distrutta da un incendio. Gli sforzi dei tecnici della “British petroleum” erano stati finora vani. Si è lavorato giorno e notte per costruire una gigantesca cupola da mettere sulla perdita, ma il tempo non ha giocato a favore: la chiazza di greggio aveva superato in poco tempo i mille chilometri e si è spostata di una trentina di chilometri verso le coste della Louisiana e il suo delicato ecosistema.

Il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ha rischiato di provocare un danno profondo all’immagine del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama che proprio sul “green deal” aveva fondato la sua candidatura alla presidenza. Non si sono risparmiate le polemiche e  i paragoni con quella che per il suo predecessore, George W. Bush fu la tragedia di “Katrina”.

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