TRIESTE, 18 AGO – Pensare a squali e tonni che sguazzano di fronte a piazza San Marco a Venezia adesso sembra incredibile, ma un secolo fa era la norma.
A quantificare la scomparsa dei grandi pesci dal nord dell'Adriatico sono stati i ricercatori dell'Ogs di Trieste e dell'Ispra di Chioggia: basandosi sulle osservazioni storiche sono riusciti a risalire fino a due secoli fa, e la fotografia del mare a quei tempi e' decisamente diversa da quella di oggi.
''L'osservazione principale e' che sono scomparse le grandi specie, come gli squalidi o le mante cosi' come i tonni, che fino al 1954 erano comunissimi – spiega Simone Libralato dell'Ogs, che stasera esporra' la ricerca al Museo del Mare di Trieste – Ora prevalgono specie piu' piccole, come alici e sardine, perche' sono stati tolti i loro predatori''.
I dati sono stati ottenuti incrociando i registri storici del pescato dei porti principali del nord dell'Adriatico con le osservazioni dei naturalisti, un sistema che ha permesso di risalire agli ultimi 200 anni, mentre i soli dati raccolti dagli scienziati coprirebbero a malapena 40 anni. Il metodo e' stato oggetto di un articolo pubblicato dalla rivista Plos One.
La principale responsabilita' del declino e' della pesca, sottolinea lo studio, visto che i primi cambiamenti si vedono gia' alla fine dell'800: ''Non a caso durante le due guerre mondiali, quando la pesca si e' interrotta, le popolazioni dei grandi pesci sono aumentate – conferma Libralato – questo ci dice che i cambiamenti, almeno per alcune specie, sono reversibili, a patto di intervenire con decisione sulla selettivita' della pesca cambiando le tecniche, aumentando i periodi di fermo e le aree protette''.
