Marea nera, bis impossibile? No, la “copia” è già pronta in Nigeria, Terranova e Brasile

La marea nera in Louisiana

Golfo del Messico, Bp, marea nera: una combinazione irripetibile un “caso” drammatico ma particolarmente sfortunato? Leviamoci questa illusione: di petrolio cercato disperatamente e quindi di installazioni a rischio ce ne sono centinaia nel mondo. Quindi la marea nera della Louisiana potrebbe purtroppo avere delle “sorelle”. Ecco tre casi concreti, tre esempi reali di zone vulnerabili: il mare davanti al Brasile, le acque di Terranova e la terra di Nigeria. Sono queste le zone più a rischio di una nuova minaccia petrolifera annunciata.

A largo della costa di Terranova si trova la Hibernia, il più grande impianto di estrazione off shore del mondo. Problema: gli iceberg. I suoi costruttori hanno reso la piattaforma resistente, ma i cambiamenti climatici stanno rapidamente cambiando la zona. Lo scenario possibile, nel 2018: venti oltre i 120 chilometri orari, visibilità pressoché nulla e un enorme iceberg che si stacca minacciando la piattaforma. La conseguenza immaginabile è la fuoriuscita di 135mila barili al giorno di petrolio. In una delle aree più pescose del mondo.

Nigeria, lo scenario probabile è ancora più vicino, nel 2013. La popolazione locale, affamata e sempre più povera, non trae alcun beneficio dai colossi del petrolio presenti nel paese. Si armano, fino a dare vita a una vera insurrezione popolare. Il governo locale cade, la regione è a rischio, gli americani inviano marines in una zona in cui hanno interesse miliardari, ma si ritrovano in un pantano. Di idrocarburi.

Brasile, lo scenario è ipotizzabile nel 2020. A mettere a rischio gli impianti sono gli uragani, sempre più violenti visti i cambiamenti climatici, tanto da ribaltare alcuni impianti. Basta questo per avvelenare i chilometri di coste bianche del Brasile.

Scenario apocalittico ma concreto se, avvertono gli esperti, non riduciamo la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

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Elisa D'Alto