LUSSEMBURGO – Dopo quattro anni di discussioni l’Unione Europea lascerà liberi gli Stati membri di decidere se coltivare o vietare gli Ogm sul proprio territorio. L’accordo politico tra i ministri dell’Ambiente Ue è stato raggiunto giovedì con due sole astensioni, quelle di Belgio e Lussemburgo. La palla passa ora alla presidenza italiana, di turno per il prossimo semestre, che dovrà trovare un accordo legislativo col nuovo Parlamento europeo. Ma il ministro dell’Ambiente italiano, Gian Luca Galletti, al termine dell’incontro con i suoi omologhi europei a Lussemburgo, ha subito twittato: “A Lussemburgo per Consiglio Ambiente Ue, ribadisco No Italia a Ogm. Partita da vincere, come quelle di #Brasil2014″.
Intanto, il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del Lazio di bloccare le semine biotech in Friuli rinviando la definitiva decisione nel merito al 4 dicembre quando di fatto sarà già in vigore la normativa europea che lascia la libertà di non coltivare Ogm ai singoli Stati Membri.
Galletti ha preso parte all’incontro insieme al ministro dell’Ambiente irlandese Phil Hogam, quello spagnolo Isabel Garcia Tejerina, il responsabile della Green Economy e del Clima in Ungheria Ferenc Hizo, il ministro per le politiche climatiche della Polonia Marcin Korolec e Paulo Lemos, ministro dell’Ambiente portoghese. Alla riunione erano presenti anche il commissario europeo per la Salute, Tonio Borg, quello per l’Azione per il Clima Connie Hedegaard e il consigliere politico del Ppe, Eva Palackovà.
“Chiedo a ogni Paese Ue un aiuto per arrivare a chiudere entro la fine dell’anno il dossier” ha detto Galletti ai suoi partner europei. Il titolare dell’Ambiente sa che all’Italia “spetta un compito difficile”: quello di trovare un accordo finale, sulla base dell’intesa politica appena raggiunta. Da parte dell’Italia, assicura
“C’è il massimo impegno a chiudere il dossier. E credo che se riuscissimo a ottenere questo obiettivo, daremo un segnale molto forte ai nostri Paesi anche sull’unità dell’Europa. L’accordo raggiunto oggi – precisa – è un buon compromesso in quanto molti Paesi Ue volevano una soluzione meno stringente, altri invece chiedevano una soluzione più stringente, ad esempio l’Italia. Credo però che il senso di responsabilità e la voglia di venire fuori da una situazione confusa ci abbia indotto tutti a trovare una sintesi con il documento di oggi”.