TRENTO – Il Trentino dichiara guerra agli orsi. Troppi gli animali domestici sbranati, ora gli abitanti non sopportano più la convivenza. Nel 2000 gli orsi erano appena 10, ma dopo il ripopolamento sono diventati oltre 45. Gli abitanti hanno organizzato manifestazioni per dire “basta orsi” e cartelli spuntano ai bivi dei sentieri e delle strade nelle montagne. Dello stesso parere è Lorenzo Dellai, governatore della Provincia di Trento, che ha scritto al ministro dell’Ambiente Corrado Clini, spiegando: “L’accettazione dell’orso è calata dal 76 al 30 percento. Una situazione non più sostenibile”.
Il problema non riguarda più un pollaio saccheggiato o una pecora, danni di lieve per gli allevatori, che incassavano senza proteste i risarcimenti previsti dalla regione. Ma un risarcimento non potrà mai risanare la perdita di un animale domestico. L’affetto di Wanda Moser per i suoi asini, uno sbranato da un orso e l’altro ferito a tal punto da dover essere abbattuto, non può essere ‘rimborsato’, come la stessa allevatrice ha spiegato a Repubblica: “Si devono rendere conto del dolore che ci hanno provocato”.
Se per gli abitanti delle città la presenza dell’orso è una simpatica apparizione, per gli allevatori e gli abitanti delle montagne ora costituisce una minaccia. Così ora le misure degli agenti della forestale, che utilizzano radiocollari per tenere i plantigradi sotto controllo e li allontanano dai greggi usando proiettili di gomma, sembrano inefficaci agli occhi degli abitanti impauriti e stanchi. Solo nei casi più gravi gli orsi sono stati catturati e trasferiti. Una misura che ora la provincia di Trento dovrà prendere, per evitare ciò che già accade in Germania e Svizzera, dove gli orsi che si avvicinano troppo alle zone abitate vengono abbattuti.