
Perché i chicchi di grandine sono diventati così grandi: sbalzi di temperatura e il clima che sta cambiando. Foto di Enrico Pirondini
Perché i chicchi di grandine sono diventati così grandi: sbalzi di temperatura e il clima che sta cambiando. L’Italia degli ultimi giorni è un’Italia a due facce: grandinate e temporali al Nord, caldo africano al Sud. Il maltempo che si è abbattuto sull’Italia settentrionale è stato improvviso e si stima che potrebbe durare ancora fino a metà agosto, così come il caldo eccezionale che affligge il Sud. Ma cos’è che rende i chicchi di grandine così grandi? Guardate la foto scattata da Enrico Pirondini, fa impressione.
Probabilmente il cambiamento climatico c’entra qualcosa, ma questa diversità di temperatura tra Nord e Sud fa tutta la differenza del mondo.
Perché la grandine diventa così grande?
Parabrezza in frantumi, carrozzerie ammaccate e tanta paura. Lunedì scorso la grandine ha lasciato i propri segni evidenti sull’Autostrada A1, in particolare tra Fidenza (Parma) e Fiorenzuola (Piacenza). Ma anche venti forti e nubifragi che hanno devastato i campi. Tutto è stato documentato e le immagini hanno fatto presto il giro del web, alimentando il mito riguardo i chicchi di grandine grossi come palline da tennis. Ma perché sono così grandi? Una delle principali cause è da rintracciare proprio nella differenza di temperatura tra Nord e Sud, nel contrasto tra masse d’aria diverse che favoriscono temporali violenti. Secondo gli esperti, a discapito di quello che si possa pensare, sono le alte temperature che favoriscono il formarsi di chicchi di grandine così grandi.
Come si forma la grandine?
La grandine è un tipo di precipitazione composta da granelli di ghiaccio le cui dimensioni sono superiori ai cinque millimetri. Si forma all’interno del cumulonembo, ovvero la nube tipica dei temporali che si estende anche oltre i 10 chilometri di quota. Le forti correnti calde e fredde all’interno della nube fanno in modo che i chicchi percorrano diversi moti. Quando i chicchi effettuano questo percorso si ingrossano sempre di più, fino a un punto critico che li fa precipitare.
“L’intensità viene stimata in riferimento ai danni causati. Per fare questo si utilizza la scala Torro che va da H0, quando non ci sono danni, a H10, ovvero quando sono distrutte o danneggiate case e ci sono persone morte o ferite. La dimensione è proporzionale alla potenza della turbolenza perché più forti sono i venti in risalita dal basso della nube, più peserà il chicco. Più pesa e più precipita rapidamente e pericolosamente verso Terra”, hanno dichiarato al Corriere della Sera Marina Baldi, ricercatrice dell’Istituto di Biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche e Antonio Sanò, meteorologo e fondatore del portale Ilmeteo.it.