Per ora l’emergenza nazionale dopo lo sversamento di idrocarburi nel mare nel nord della Sardegna, a Porto Torres, non c’è. A valutare questa possibilità sarà un tavolo tecnico chiesto dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, alla Presidenza del Consiglio. Intanto arriva qualche buona notizia, dopo l’incidente dell’11 gennaio scorso al molo della centrale termoelettrica: sembra scongiurato, per il momento, l’inquinamento sulla spiaggia La Pelosa a Stintino. Il catrame non avrebbe infatti raggiunto la famosa spiaggia bianca.
Ma sul fronte pesca scatta l’allarme: secondo il capogruppo del Psd’Az in Consiglio regionale, Giacomo Sanna, si registra ”il 70% in meno del venduto”. Dal canto loro Ermete Realacci del Pd e Legambiente Sardegna chiedono interventi rapidi di bonifica e azioni necessarie a scongiurare altri incidenti. Domani vertice a Santa Teresa di Gallura con istituzioni ed enti coinvolti. A fare il punto è il ministro Prestigiacomo che ha riferito in Commissione Ambiente della Camera. ”Abbiamo richiesto alla presidenza del Consiglio – ha detto la responsabile dell’Ambiente – di avviare un tavolo di confronto per una valutazione tecnica rigorosa circa la richiesta avanzata di dichiarazione di emergenza nazionale”.
Per quanto riguarda le quantità sversata in mare, il ministro ha parlato di circa 46.000 litri di idrocarburi, pari a 45,6 metri cubi, sottolineando che la situazione richiede ”un’attenzione speciale” non tanto per le quantità (”in condizioni normali tale quantità equivarrebbe a un ‘piccolo inquinamento’ secondo i parametri internazionali”) ma per il ”particolarissimo e sensibilissimo contesto ambientale”, con i parchi nazionali dell’Asinara e de La Maddalena, un sito di interesse comunitario (Sic), il Santuario dei cetacei, oltre allo Stretto delle Bocche di Bonifacio. Caratteristiche, ha sottolineato il ministro, che motivano una ”corsia preferenziale” per l’emergenza nazionale a prescindere dalle dimensioni.
Ma la questione, ha proseguito, ”comporta delicati problemi da gestire per non stabilire un precedente generico, vista la particolare diffusione lungo tutte le coste italiane di aree sensibili”. Con il rischio – ha detto Prestigiacomo – che in presenza di qualsiasi inquinamento da idrocarburi in un’area sensibile e soprattutto indipendentemente dai quantitativi, ”scaturisca poi, quasi in automatico, la richiesta di emergenza nazionale, con conseguente e ricorrente rinvio a Roma di tutti i problemi”. Se per la Sardegna l’emergenza nazionale non venisse riconosciuta ”significa – ha concluso Prestigiacomo – che non c’è emergenza”.
Ribatte l’opposizione: ”L’accorata richiesta degli enti locali – ha detto Gianluca Lioni, dirigente nazionale del Pd – nasce proprio dalla preoccupazione di prevenire un possibile disastro ecologico ed intervenire urgentemente con mezzi e risorse straordinarie”. In una risoluzione, il deputato sardo Mauro Pili (Pdl) chiede che lo Stato si costituisca parte civile. Sul fronte bonifiche (il ministro Prestigiacomo ha chiesto spiagge ripulite entro un mese) la società coinvolta, E.On, ha riferito che a terra sono impegnate due aziende specializzate con circa 150 persone. La multinazionale ha acquistato anche due macchine per gli interventi sugli arenili. Per il monitoraggio in mare, invece, E.On ha noleggiato e messo a disposizione del Comando Marittimo Nord Sardegna una nave antinquinamento della flotta Castalia, salpata da Livorno.