I riciclatori: le shopper bio sono il male peggiore

ROMA – I Bio-Shopper ”sono la cura peggiore del male”. E’ quanto sostiene Corrado Dentis, presidente di Assorimap, l’associazione nazionale per il riciclo delle materie plastiche, che replica così alle dichiarazioni di Ermete Realacci sulla decisione del Tar del Lazio di confermare il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica. “Realacci – sostiene il presidente di Assorimap – mostra di non conoscere le posizioni dei produttori e guarda alla chimica verde come la soluzione alternativa. I

l consumo di polietilene in Italia è di circa 200 mila tonnellate che dovrebbe essere sostituito dai nuovi sacchetti derivati dal mais o dal girasole: questo significa che per ottenere la stessa materia prima dovrebbero essere coltivati solo a mais non meno di 300 mila ettari e consumati almeno un miliardo e 200 milioni di metri cubi d’acqua per l’irrigazione. L’Italia – dice ancora Dentis – ma la stessa Europa, non hanno la possibilità di sopperire ad una domanda di queste dimensioni per cui si dovranno importare ingenti quantitativi di cui non si conoscerà l’esatta composizione ed il livello di degradabilità”. C’e’ inoltre il pericolo di conferire in differenziata i sacchetti di mais insieme ad altra plastica, il che non è assolutamente compatibile per i processi di riciclo sottoposto a compostabilità diverse rispetto all’umido. “Se un bio-shopper va in discarica – avverte Dentis – diventa un produttore di metano che è peggiore del CO2”.

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