Roma e la sua monnezza, una storia di bugie e di rivolte

La discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa, dal 2004 illegale

ROMA – Mentre a Riano già bloccano le strade, a Roma hanno deciso: Pian dell’Olmo sarà la nuova discarica di Roma. In linguaggio tecnico: sito temporaneo per la raccolta di rifiuti indifferenziati. L’ultimo capitolo di una storia di bugie e di rivolte che non si fermeranno oggi. Né le bugie, né le rivolte.

Se si fosse scommesso, Pian dell’Olmo era fra le sette opzioni quella con “la quota più bassa”, la più probabile. Pur essendo molto vicino al comune di Riano, dove infatti protesta anche il sindaco, il sito dove saranno portati i rifiuti della Capitale fa parte del territorio del comune di Roma.

Per questo il commissario straordinario all’emergenza rifiuti Goffredo Sottile, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e quello della Regione Renata Polverini hanno deciso per Pian dell’Olmo.

Sito che non casualmente è di proprietà di Manlio Cerroni, che possiede due impianti di trattamento biologico, un gassificatore e Malagrotta, la più grande discarica d’Europa, 240 ettari a ovest di Roma che per 30 anni hanno accolto una media record di circa 5.000 tonnellate di rifiuti al giorno: è quello che ogni notte viene raccolto dai bidoni di Roma, Ciampino, Città del Vaticano e Fiumicino.

Fino ad oggi è convenuto buttare la “monnezza” nella discarica di Cerroni, personaggio sempre sfuggente ai riflettori ma potentissimo. Detto “l’avvocato” perché laureato in Legge, è nato a Pisoniano (Roma) il 18 novembre del 1926 e ha interessi ramificati in tante società, tutte legate allo smaltimento dei rifiuti, fra le quali le più importanti sono Systema Ambiente e Colari (Consorzio Laziale Rifiuti), attive a Roma, Perugia, Brescia e in Albania, Romania, Francia, Brasile, Norvegia, Australia. Fatturato calcolato per difetto di almeno 800 milioni di euro l’anno.

Manlio Cerroni, il “Re di Malagrotta” (Lapresse)

Il “Re di Malagrotta” finora è stato il “salvatore della Capitale”. Il suo gruppo, parole sue “dal dopoguerra gestisce urbi et orbi il trattamento dei rifiuti” e ha fatto risparmiare al Comune di Roma in questi anni “un miliardo di euro”. Sì, perché nascondere la polvere sotto il tappeto di Malagrotta conviene: il prezzo è di circa 70 euro a tonnellata rispetto ai 120-130 del prezzo normale di mercato.

Ma una buona parte dei rifiuti sversati nella maxi-discarica non viene trattato: delle circa 5.000 tonnellate giornaliere di monnezza, 1.000 vengono differenziate, 2.100 vengono trattate nei due impianti sempre di proprietà di Cerroni, il resto viene buttato così com’è. Pratica che oltre a portare gravi rischi per la salute, col pericolo di contaminare le falde acquifere, è giudicata dal 2004 illegale dall’Unione Europea. Se non si cambia registro, l’Italia sarà costretta a pagare una multa di 10 milioni al giorno, più gli interessi di mora.

E se Roma è rimasta molto indietro nella percentuale di raccolta differenziata, qualcosa lo si deve anche al circolo vizioso generato dalla maxi pattumiera di Malagrotta e dall’influenza sui politici locali del suo proprietario. Dietrologie a parte, i numeri dicono che Gianni Alemanno, insediatosi nel 2008 promettendo un’inversione di marcia sulla differenziata, ha portato faticosamente la quota dei rifiuti riciclati dal 17% del 2007 all’ancora insufficiente 24% del 2011, nonostante una robusta iniezione di nuovi assunti all’Ama (1.400 per “chiamata diretta”) e un aumento dei costi di gestione che negli ultimi cinque anni è stato del 45%, dai 488 milioni e 621 mila euro del 2007 ai 730 milioni previsti per il 2012. Cifre enormi, peraltro non regolate da un apposito contratto di servizio, mai più rinnovato dal 2006, ma solo da piani finanziari approvati annualmente dall’assemblea capitolina.

Si agita spesso lo spauracchio di “non finire come Napoli”, ma Napoli ha sorpassato Roma da un pezzo: gli ottimistici dati diffusi dall’Ama che ha vantato a gennaio 2012 un 25,6% di raccolta differenziata, non arrivano al 26,2% esibito dall’Asia, la società gestione rifiuti del Comune di Napoli. E comunque il 25% di gennaio è un valore lontanissimi dal 65% di immondizia riciclata al quale si dovrebbe arrivare entro il 2014 secondo legge dell’Unione Europea. Alemanno, che in quattro anni ha fatto crescere la differenziata solo dell’8%, si dice convinto di arrivare fra due anni al 50%, ovvero +25% nella metà del tempo. Come? Puntando sulla raccolta “porta a porta”. Forse riuscirà a dirottare su questa la missione impossibile qualcuno delle centinaia di neo-assunti che hanno finito per intasare gli uffici dell’Ama.

Ma intanto c’è la nuova discarica, che non sarà una scelta catastrofica tipo Corcolle, a 700 metri da un patrimonio dell’Unesco come Villa Adriana di Tivoli. Ma che comunque si trascina il suo corollario di proteste. “Avete distrutto un paese di diecimila abitanti che è Riano, non possiamo perdere la salute, non faremo passare neanche una spilla”. Così, in un dei momenti più concitati della bagarre scoppiata nella sala stampa del ministero dell’Ambiente, il vice sindaco di Riano, Italo Arcuri, si è rivolto al commissario all’emergenza rifiuti Goffredo Sottile. “Ci sono dei vincoli – ha aggiunto – l’abitato è a 600 metri: dovete rispettarlo”.

Sottile, di fronte alle proteste e alle urla “vergogna, vergogna”, lanciate da alcuni appartenenti dei comitati che sono entrati alla conferenza stampa ha dapprima cercato pacatamente di riportare la conferenza alla calma (“non è un’assemblea, non è un comizio, non mi devo vergognare di nulla”), ma al crescere delle proteste e all’assedio di persone alla sua cattedra ha deciso di alzarsi e di lasciare la sala. A quel punto sono volati anche spinte e strattoni. Sulla porta è stato raggiunto dal senatore dell’Idv, Stefano Pedica, che gli ha detto: “lei ha letto delle carte false, deve leggere quelle vere”. Sottile però non ha risposto ed ha definitivamente lasciato la sala stampa.

Passa meno di un’ora ed è subito blocco: “Abbiamo bloccato la Tiberina al km 7,5 all’altezza di Pian dell’Olmo. Siamo circa 500 persone al momento”, riferisce sempre il vicesindaco di Riano. Il sito di Pian dell’Olmo, per la cronaca, manca dei requisiti di sicurezza per essere usato come discarica. E oltretutto è di dimensioni molto ridotte: 200 mila metri cubi; a Riano-Quadro Alto, per dire, sono 2,8 milioni.

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