Salento: trincea e muro per salvare gli ulivi dalla Xylella fastidiosa

Salento: trincea e muro per salvare gli ulivi dalla Xylella fastidiosa (La Stampa)

LECCE – Una trincea e un muro per salvare gli ulivi del Salento e della Puglia dall’epidemia del batterio killer chiamato Xylella Fastidiosa. È l’ultima mossa di una guerra che governo, Regione Puglia e Protezione civile stanno combattendo contro un nemico che ha sterminato un milione di piante.

Trincea e muro che si struttura in tre “linee di difesa”: 1) Una fascia di eradicazione, larga un km ed estesa parallelamente al confine fra le province di Lecce e Brindisi, dove saranno estirpate le piante infette e i focolai ritenuti pericolosi. 2) Un cordone fitosanitario, leggermente a nord rispetto alla prima fascia, dove ci sarà un monitoraggio intensivo delle piante, alla ricerca di infezioni da Xylella fastidiosa. 3) Ancora più a nord, fra le province di Taranto, Brindisi e Lecce, sarà fissato un terzo confine, quello della zona cuscinetto, oltre la quale la Xylella non deve passare.

Al di qua delle trincee anti-Xylella c’è la zona infetta, dove saranno attuate tutte le misure per combattere la Xylella, come la potatura dei rami infetti negli ulivi con sintomi iniziali, e l’estirpazione degli ulivi irrimediabilmente malati.

Il danno alla produzione di olio è nei numeri. I primi allarmi sulla Xylella ci sono stati quando l’area attaccata era di soli 8 mila ettari. Adesso siamo arrivati a 230 mila ettari sui 373.286 ettari di superficie coltivata in Puglia. Gli ulivi a rischio sono 1 milione, sui 60 totali piantati in Italia. Da solo il Salento, zona interamente infetta, pesa per il 10% sulla produzione nazionale. La Puglia arriva al 39%: vuol dire che ogni 5 cucchiai di olio italiano due vengono dalla regione del Tacco. Inoltre intorno agli ulivi c’è un indotto legato al turismo e all’agriturismo. Per ora, nella sola provincia di Lecce, sono a rischio 7.500 posti di lavoro.

Per questo l’allarme della Xylella in Salento riguarda l’Italia e l’Europa. Il batterio, che oltre agli ulivi è capace di attaccare ginestre, acacie, mandorli e piante ornamentali, ha come vettore la cicala sputacchina, insetto così chiamato perché sputa la Xylella quando si posa sulle piante che gli malcapitano a tiro. Si lavora per cercare di rendere gli ulivi immuni al batterio. Una vaccinazione di massa invece dell’estirpazione o del bombardamento con il pesticida Imidacloprid, che potrebbe rovinare falde acquifere e orticoltura.

 

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