Scoiattoli italiani a rischio estinzione: sono minacciati dai loro simili americani

MILANO – Prendete Cip e Ciop i due simpatici scoiattoli Disney sempre alle prese con ghiande e nocciole. Bene, dimenticateli. La storia degli scoiattoli veri del nord Italia è cosa ben più seria e triste e in palio c’è la stessa sopravvivenza della specie autoctona, minacciata da quella, più forte e aggressiva, arrivata dal nord America. A minacciare i piccoli animali che da sempre popolano i nostri boschi è la presenza dei cugini nordamercani, arrivati da alcuni anni nelle nostre zone e intenzionati a togliere di mezzo i loro simili più deboli.

La questione è complessa e, di recente, ha interessato non solo le regioni dell’Italia settentrionale direttamente coinvolte, ma anche il Consiglio d’Europa, impegnato da tempo nella tutela della biodiversità. Il motivo lo spiega il responsabile fauna della Lav, Massimo Vitturi. “Lo scoiattolo americano non è arrivato qui da solo, ma come già accaduto in passato, per esempio con la nutria o il picchio rosso, ci è stato portato dall’uomo. Se la nutria fu importata per il suo pelo, la zanzara tigre giunse con le navi e il picchio rosso con l’importazione di vegetazione, a fare attraversare l’oceano al piccolo roditore è stato il suo aspetto. È bello, carino, in molti probabilmente lo hanno scelto come animale da compagnia, salvo poi stufarsene e lasciarlo libero nei boschi. Il risultato e il disastro di questi ultimi tempi”.

Lo scoiattolo americano, detto grigio, è una seria minaccia per il suo simile di colore rosso: non solo vince ogni scontro diretto e saccheggia le riserve invernali, ma è anche portatore sano di una malattia che, invece, uccide lo scoiattolo nostrano. “Lo spazio in cui gli scoiattoli possono trovare un ambiente adatto alla loro vita – spiega ancora Vitturi – è sempre più esiguo. È evidente. Dividere questo spazio per due è molto difficile e ne nasce una lotta per la sopravvivenza per la quale la specie alloctona è meglio attrezzata e quella autoctona, meno forte, meno attrezzata, ha la peggio”.

Come se fosse una selezione naturale concentrata nel tempo e nello spazio. Per impedirla, o almeno rallentarla, le regioni coinvolte (essenzialmente Liguria, Piemonte e Lombardia) hanno messo in atto piani di eradicamento del tipo grigio con alterne fortune e sensibilità: “I metodi usati fino ad oggi si sono rivelati inefficaci, oltre che inutilmente crudeli – continua Vitturi – sappiamo per esempio che in alcun casi sono state usate gabbie e il gas, creando un’inutile carneficina. La nostra proposta è la castrazione chimica, che si può fare con il cibo. È difficile certo, ma funziona”.

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Alberto Francavilla