Allarme diossina a Taranto: bloccato uno degli inceneritori, sforava il limite massimo

L'inceneritore di Taranto la cui linea 1 ora è bloccata

La città pugliese torna nuovamente sotto i riflettori: stavolta non per i camini dell’Ilva ma per l’inceneritore di rifiuti solidi urbani gestito dall’Azienda Multiservizi e Igiene Urbana (Amiu) locale. La linea 1 dell’impianto, entrato nuovamente in funzione nell’aprile scorso, è stata bloccata dalla stessa Amiu, dopo aver appreso dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) del superamento dei valori limite ammessi di diossina. Secondo i prelievi effettuati lo scorso 26 maggio e commissionati dalla stessa azienda, sarebbero otto volte superiori alla media. Quelli della linea 2, invece, risultano compresi nei valori ammessi.

«E’ difficile – fa sapere l’Amiu in una nota –spiegare tecnicamente i dati di maggio, poiché gli sforamenti sarebbero avvenuti in presenza di una temperatura di esercizio della camera di post combustione, certificata dalla stessa Arpa, superiore ai 1000 gradi centigradi, elemento necessario all’abbattimento delle diossine». Anche per questo motivo il direttore generale dell’Arpa Giorgio Assennato ha rassicurato la popolazione, sostenendo che la situazione non è preoccupante. «La Regione Puglia – ha detto – è già stata informata ed il prossimo 2 novembre dovrebbe tenersi a Bari un incontro tra tutte le istituzioni interessate alla risoluzione del problema».
Vertice confermato anche dall’Amiu, la quale, sottolinea ancora nella sua nota, «che precedenti e successive rilevazioni, rispetto alla data del 26 maggio, avevano fornito risultati regolari» e ricorda che per la diossina il decreto legislativo n. 133/2005 prevede «misurazioni da effettuare ogni quattro mesi, e non in continuo, come avviene per altri parametri da monitorare».

Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, che ha gettato acqua sul fuoco, affermando che l’impianto è fermo da due giorni. «Gli ingegneri si erano accorti di un problema di natura tecnica e sono già al lavoro per riparare il guasto. In ogni caso – ha ricordato il primo cittadino – l’inceneritore non è ancora entrato in funzione al cento per cento delle sue potenzialità e, dunque, lo sforamento è relativo». Non ci sarà bisogno quindi di un’ordinanza sindacale per fermare l’attività della struttura.

Numerosi ambientalisti avevano manifestato contro la riapertura del termovalorizzatore di Taranto

Nella primavera scorsa numerosi ambientalisti avevano già avanzato perplessità sulla riapertura del termovalorizzatore. «L’area ionica – venivano sottolineato i rappresentanti di Ail, Arci, Legambiente, Libera, Lipu, Peacelink, Taranto viva, Vigiliamo per la discarica e Wwf – non può più sopportare il peso di ulteriori impianti che vanno ad incidere negativamente sul suo grave stato di crisi ambientale. La riapertura dell’inceneritore comporterebbe ulteriori emissioni di diossine, microinquinanti e metalli pesanti dannosi per la salute umana e per le attività agricole e zootecniche della zona peraltro rientrante nei confini dell’area a rischio ambientale di Taranto».

Il responsabile della manutenzione Francesco Mollica, nel giorno dell’inaugurazione, aveva però tranquillizzato tutti sostenendo che l’impianto era dotato di «misure di cautela nei confronti dell’ambiente ed anti-inquinamento» quali un sistema di blocco automatico («Qualora uno dei parametri critici soggetti a controllo, nei gas del camino, dovesse superare i limiti, si bloccherebbe tutto», aveva spiegato), ma anche sistemi di abbattimento, un’urea tecnica per gli ossidi di azoto e altri macchinari necessari, fra cui, appunto, «i bruciatori di post combustione che, se la temperatura scende sotto gli 850 gradi, entrano in funzione e la mantengono al di sopra della soglia critica».

* Scuola di Giornalismo Luiss

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Sandro