MODENA – Via libera agli accertamenti per il deposito di gas a Rivara. Brutta notizia per coloro i quali credevano che il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna tra il 19 e il 20 maggio, potesse mettere la parola fine al contestatissimo maxi deposito di gas sotterraneo progettato da Erg Rivara Storage (Ers) a San Felice sul Panaro e che coinvolge anche altri quattro comuni della stessa area del sisma a cavallo delle province di Modena, Ferrara e Bologna. Era stato lo stesso sindaco di San Felice, Alberto Silvestri, ad auspicarlo: “Spero che una cosa positiva questo sisma ce la porti: una pietra tombale sul deposito gas di Rivara” aveva detto a poche ore dalla tragedia.
Adesso è il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli a lanciare l’allarme, rendendo noto che anche il governo Monti ha autorizzato, con un decreto a firma dei ministri dell’Ambiente Corrado Clini e dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, l’accertamento delle compatibilità ambientali del deposito di metano. “E’ evidente che l’evento sismico va valutato con grande attenzione, lo stoccaggio è un tema che va riconsiderato. Devono essere fatti ulteriori accertamenti”. Così il ministro Clini, ha commentato la notizia parlando a La7.
Il Ministero dell’Ambiente aveva espresso nel febbraio scorso il proprio parere “positivo con prescrizioni” alla perforazione di tre pozzi di ricerca, che devono però essere autorizzati dal Ministero dello Sviluppo economico d’intesa con la Regione Emilia-Romagna, quest’ultima contraria fin dal 2007 all’intero stoccaggio (3,2 miliardi di metri cubi di gas in acquifero profondo, mai realizzato prima in Italia). Contrari anche i cinque Comuni coinvolti e proprio per il rischio sismico, che la Erg Rivara Storage però non teme: solo ieri ha sostenuto che la progettazione “ha tenuto conto della possibilità di terremoti di questa intensità, valutandoli come compatibili con la presenza di uno stoccaggio di gas”.
Per il progetto, già il secondo perché il primo era stato rispedito al mittente, l’azienda ha previsto 300 milioni per 19 pozzi in quasi 11 ettari: uno stoccaggio da 3,2 miliardi di metri cubi di metano in acquifero, un sistema mai realizzato in Italia, a 2.550-2.800 metri di profondità. Da qui il problema del terremoto di maggio, la cui scossa è stata localizzata a 6.300 metri di profondità: se il deposito fosse stato costruito, si sarebbe trovato circa a metà.
Clini ha ora precisato che “è stata data solo una valutazione favorevole all’esplorazione e alla ricerca per la valutazione della fattibilita’ del progetto di stoccaggio”. E che dopo questo sisma ”devono essere fatti ulteriori accertamenti”.
“Una follia”, commenta lapidario Bonelli. “Se il progetto fosse già stato realizzato, si sarebbe trovato proprio sulla verticale dell’epicentro del sisma localizzato a circa 6.300 metri sotto al livello del mare. Una bomba innescata nel sottosuolo di un’area abitata da 80.000 persone. Se l’impianto ancora non esiste – avverte – è solo grazie alla cittadinanza che si è opposta in un fronte assolutamente trasversale”. La proposta degli ecologisti, che sarà presentata al consiglio della Regione Emilia dalla consigliera dei Verdi Gabriella Meo, è “quella di ritirare immediatamente l’autorizzazione dei sondaggi esplorativi. Una decisione inevitabile – prosegue Bonelli – che il governo potrebbe già prendere in uno dei prossimo consigli dei ministri”.