ROMA – Terremoto in Spagna, due scosse di magnitudo 4.3 e 5.2, diversi i morti. Ma non solo. Nella notte la terra ha tremato cinque volte all’Etna e due al largo della costa calabra. E’ questo l’aggiornamento dalla sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) dove vengono registrati i terremoti 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Tra martedì e mercoledì nell’Etna, sono state registrate cinque scosse di magnitudo superiore a 2.5 e profonde circa 30 chilometri; altre due scosse della stessa magnitudo sono avvenuto nel tirreno, a pochi chilometri dalla costa calabra. Altre scosse di magnitudo inferiore a 2.5 ci sono state nell’aquilano e Val Nerina. A Roma non e’ stato registrato alcun evento, ”come accade – dicono gli esperti della sala sismica – da mesi a questa parte”.
Si parlava di un terremoto a Roma, nulla di fatto. Lo sciame sismico però c’è e si muove, coinvolgendo la placca che raggruppa Sicili, Calabria, sud della Spagna. Diverse scosse di terremoto si stanno susseguendo infatti nell’area dell’Etna. Lo sciame sismico è in corso dal 5 maggio. Si è registrata una sequenza sismica di oltre 170 scosse in un’area posta a circa 6 km dall’abitato di Maletto ad una profondità compresa tra 20-30 km. Il terremoto principale, avvenuto il 6 alle 17:12 ha raggiunto magnitudo 4.0. E’ stato ampiamente avvertito dalla popolazione.
Secondo un articolo riportato da National Geographic la placca tettonica europea potrebbe aver cominciato a scorrere sotto quella africana: secondo uno studio recente, la nuova zona di subduzione potrebbe determinare un maggior rischio di terremoti nel Mediterraneo occidentale, e naturalmente anche nel nostro paese. Le zone di subduzione si creano quando, nella collisione tra due placche tettoniche, una comincia a scorrere sotto l’altra, sprofondando fino al mantello terrestre. A volte sono collisioni graduali, ma spesso hanno accelerazioni improvvise che possono innescare terremoti; e poiché le zone di subduzione si trovano di solito sotto il fondo marino, i sismi possono a loro volta scatenare tsunami come quello che di recente ha colpito il Giappone.
Da milioni di anni la placca tettonica africana, che contiene parte del fondo del Mediterraneo, si muove verso la placca eurasiatica, a nord, alla velocità di circa un centimetro l’anno. Ma una ricerca condotta sui terremoti più recenti indica che forse, nel punto di collisione delle placche, tra le coste nordafricane e quelle siciliane, si sta formando una nuova zona di subduzione. “È un fatto molto raro”, dice Rinus Wortel, geofisico all’Università di Utrecht, in Olanda, e responsabile della ricerca.
Secondo Wortel, 30 milioni di anni fa la situazione era opposta: la placca africana scorreva sotto quella eurasiatica lungo una zona di subduzione di notevoli dimensioni. Per milioni di anni l’Africa si spinse a nord, e le rocce del suo fondo marino scivolarono sotto la placca eurasiatica; finché rimasero solo le rocce continentali, più leggere, e la subduzione si arrestò. Ma le due placche hanno continuato a scontrarsi; la spinta da sud ha fatto sì che la placca eurasiatica si “accartocciasse” dando vita a catene montuose come le Alpi, il Caucaso o i monti Zagros, tra Iraq e Iran.
Oggi, analizzando le posizioni e i movimenti dei recenti terremoti lungo i confini delle placche, Wortel e i suoi colleghi pensano che la situazione si sia invertita: lungo la nuova zona di subduzione, sarebbe l’Europa a essere spinta sotto la placca africana. I risultati della ricerca, annunciati in un recente convegno della European Geosciences Union a Vienna, sono molto interessanti, perché le zone di subduzione, una volta formate, tendono a esistere per periodi geologici molto lunghi.