Il Parlamento europeo dice ”basta” al commercio illegale di legname che ipoteca i polmoni verdi del Pianeta: caso simbolo l’Amazzonia, dove quasi l’80% del taglio delle foreste in questa regione è fuorilegge. I deputati europei hanno quindi detto ‘stop’ al commercio illegale di legname in Europa a partire dal 2012, accompagnando la decisione da alcuni strumenti fondamentali che dovrebbero rivelarsi particolarmente efficaci per contrastare l’ illegalita’. In primo luogo, con l’introduzione di un sistema di tracciabilità dall’albero fino al mobile, e per i recidivi ci saranno sia sanzioni pecuniarie, particolarmente salate, ma anche sanzioni penali.
L’Assemblea europea si è mostrata particolarmente decisa: il no al legname ha riunito 644 voti a favore e solo 25 contrari con 16 astensioni. Il segnale e’ chiaro: non potra’ essere immesso sul mercato europeo, e comunque non potrà essere riutilizzato, il legname ottenuto illegalmente o i prodotti da esso derivati. Si tratta di un intervento massiccio se si considera che almeno il 20% del legno e dei prodotti venduti in Europa provengono da fonti illegali.
Ricade sugli Stati membri la responsabilità di applicare le sanzioni nei confronti degli operatori che violano le regole, definendone anche le linee guida per la loro imposizione. Le sanzioni dovranno riflettere il reale danno economico ed ambientale causato dal taglio fuorilegge dei polmoni verdi. Per stabilirne l’entita’, oltre alle conseguenze sui cambiamenti climatici, bisognera’ calcolare il valore del legname o dei prodotti del legno e le perdite fiscali causate.
Le autorità potranno anche sanzionare penalmente i commercianti disonesti. Per assicurare poi la tracciabilita’ del legname lunga la catena di approvvigionamento, ogni operatore dovra’ dichiarare da chi ha comprato il legname e a chi l’ha venduto”. La decisione avrà ricadute importanti sulla protezione del clima, considerando che il disboscamento illegale ha effetti devastanti sull’ambiente: a livello globale si stima infatti che i tagli di boschi fuorilegge contribuiscono a circa il 20% delle emissioni di CO2.
Senza contare che il disboscamento favorisce l’erosione del suolo, minacciando la biodiversita’ e aggravando i fenomeni meteorologici estremi e le inondazioni. Basti pensare che intere foreste in Africa e in Amazzonia vengono privatizzate per poter produrre legname illegale: pratiche che compromettono non solo le economie di quei paesi in via di sviluppo, ma minacciano anche la sopravvivenza delle comunita’ locali la cui vita dipende dal mantenimento di quelle foreste.
La parola passa ora al Consiglio dei ministri dell’Ue per il via libera formale, mentre gli operatori avranno fino al 2012 per mettere fine alle pratiche fuorilegge. In passato l’Ue ha importato tra 26,5 e 31 milioni di metri cubi di legname e prodotti derivati del legno di origine illegale, in gran parte dagli allora paesi dell’est, dal sud est asiatico, dall’Africa e dal Sudamerica. Per Massimiliano Rocco, responsabile Traffic del Wwf Italia, e’ stato dato lo stop a chi specula su questi prodotti distruggendo aree forestali ”piu’ importanti della Terra, dal Bacino del Congo all’Amazzonia, dalle isole di Sumatra e del Borneo, alle lussureggianti e ancora inesplorate foreste della Papua Nuova Guinea”.
Questa legge, afferma Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace, e’ ”un segnale di divieto di accesso per tutti i produttori e commercianti di legno senza scrupoli”.