L’Unione europea ha dato ragione ad Aduc e a Greenpeace Italia che da tempo denunciavano il non allineamento del nostro Paese rispetto a un nutrito gruppo di Stati che avevano limitato l’uso del Bisfenolo-A. Come prima misura infatti la Commissione ha reso noto che dal 2011 ne sarà interdetto l’impiego nei biberon in plastica. Motivando il divieto con la preoccupazione che la sostanza provochi disturbi a carico del cervello, del sistema immunitario e delle difese dai tumori.
Il bisfenolo-A è una componente largamente impiegata nei prodotti plastici. Nel 1996, il BPA è stato classificato dalla Commissione europea come ”sostanza con preoccupanti effetti sulla salute umana”. Numerose ricerche avrebbero dimostrato che il bisfenolo-A è una sostanza suscettibile di interferire con il normale funzionamento del sistema ormonale. Recenti studi hanno addirittura messo in evidenza un potenziale impatto di questa sostanza sul sistema nervoso centrale e su quello immunitario, collegandola anche a una maggior frequenza del tumore della mammella.
Oltre che nei biberon la sostanza trova molte altre applicazioni, ad esempio nei rivestimenti interni di lattine ed altri imballaggi per la conservazione di prodotti alimentari, bevande e prodotti farmaceutici. Per questi usi, ricorda la Commissione, non è ancora previsto un bando totale della presenza del bisfenolo-A, ammesso fino a una dose giornaliera di 0,05 milligrammi per ogni kilogrammo di peso corporeo sia negli adulti che nei neonati. Per la Commissione si tratta solo del primo passo, dettato anche dall’aver fatto propri accertamenti condotti da organismi di ricerca e ong: il WWf nel 2005 aveva denunciato la presenza di bisfenolo-A nel sangue di donne in gravidanza e nel cordone ombelicale, mentre Greenpeace di recente aveva accertato la presenza di BPA in campioni di sogliola pescati nel Santuario dei Cetacei.