Un’estate d’inferno per le coste inquinate di petrolio del Golfo del Messico

L’estate che si avvicina sulla contaminata costa del Golfo del Messico sarà come nessun altra che l’ha preceduta. Al largo della Louisiana, sulla Grande Isle, che è stata investita dalla marea nera, la spiaggia ha riaperto in occasione della festa del Memorial Day, ma con una serie di restrizioni: vietato fare il bagno, vietato pescare, vietato avvicinarsi alle squadre che stanno cercando di eliminare il petrolio prima che confluisca nelle paludi.

Con il nuovo tentativo della BP di fermare il torrente di greggio che fuoriesce da un pozzo esploso – per ridurre il flusso e non per fermarlo – secondo il New York Times per la fine di quest’incubo bisognerà attendere agosto. A rendere tutto più difficile, la stagione degli uragani comincia martedi. ”Il nostro modo di vita e’ finito. E’ la fine. L’apocalisse”, dichiara il pescatore Tom Young, che aggiunge, ”e a nessuno al di fuori di questa zona interessa che fine faremo”.

Qualcuno ha anche pensato di far intervenire i militari, ma il Capo degli Stati Maggiori Riuniti, ammiraglio Mike Mullen ha scartato l’idea, affermando che l’industria del petrolio è meglio equipaggiata per far fronte al disastro. ”Ufficiali delle forze armate hanno fatto l’inventario di quello che abbiamo e che potremmo usare per fermare il flusso, ma hanno concluso che è l’industria del petrolio ad avere la migliore tecnologia del mondo”. Tra l’altro, ha aggiunto l’ammiraglio, una decisione di ricorrere all’esercito spetterebbe al presidente Barack Obama.

”C’è gente che è sul punto della disperazione, perché più ci si addentra nella stagione della pesca dei gamberi, minori sono le possibilità che possano rifarsi dei danni subiti”, dichiara il reverendo Theodore Turner, 57 anni, della Mount Olive Baptist Church a Boothville, nei pressi della costa dove il greggio è arrivato prima. Le chiese risuonano delle preghiere e delle invocazioni perché l’incubo finisca.

Mentre il petrolio continua ad arrivare a terra, uccelli ricoperti di greggio sono diventati molto frequenti. E sul fondo del mare nessuno ha idea di cosa farà il petrolio alle nuove specie di pesci che sono state scoperte, ed a quelle ancora sconosciute.

Ma la cosa più allarmante adesso è che 40 giorni dopo l’esplosione della Deepwater Horizon e l’inizio della fuoriuscita del petrolio, è l’avvicinarsi della stagione degli urgani, con l’orrenda possibilità che grandi onde sospinte dal vento e cariche di petrolio sospingano a terra l’acqua inquinata molto più addentro nel territorio.

Il primo passo nel nuovo tentativo della BP è la complessa rimozione di una piattaforma mobile danneggiata che trasportava il greggio alla superfice e alla Deepwater Horizon. La piattaforma sarà tagliata alla cima del blowout preventer, creando una superfice piatta dove può essere fissata a chiusura ermetica una valvola di contenimento. La valvola spingerebbe il greggio dentro un nuovo tubo che lo porterebbe ad una nave in superfice. Ma esperti governativi hanno avvertito che il nuovo piano della BP reca il rischio di rendere il torrente di greggio più ancor più forte.

Secondo stime governative, se il flusso continua al ritmo attuale e venisse bloccato il 1 agosto, la quantità di greggio fuoriuscita oscillerebbe tra i 204 e i 424 milioni di litri.

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lgermini