Un sovrapporsi di diversi tipi di suolo, argillosi e non, sotto l’argine del deposito di decantazione dell’impianto di alluminio Mal, sarebbe la causa del disastro ambientale avvenuto il 4 ottobre ad Ajka, nell’ovest dell’Ungheria. A stabilirlo è stata una prima perizia di esperti sulle cause possibili della sciagura.
La rottura dell’argine aveva fatto esondare circa un milione di metri cubi di fango rosso tossico altamente corrosivo, causando la morte di nove persone, il ferimento di altre 150, e danni materiali di molti miliardi di fiorini.
Secondo quanto scrive oggi il giornale Nepszabadsag, un esperto geologico ingaggiato dalla Mal è arrivato alla conclusione che l’argine era costruito in un punto dove si incontrano in profondità diversi strati di terreno. Tali strati si muovevano in modo diverso dopo le infiltrazioni delle forti piogge cadute quest’anno prima della catastrofe, provocando la rottura dell’argine stesso.
Secondo i rappresentanti dell’ azienda ritenuta responsabile del disastro e messa sotto il controllo dello Stato, si sarebbe quindi trattato di un disastro naturale e non industriale. Il sottosegretario all’ambiente Zoltan Illes, reagendo alla perizia, ha sottolineato però che la Mal avrebbe comunque dovuto controllare l’argine e il livello delle acque nel suolo, prevenendo così il disastro.
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