WASHINGTON, STATI UNITI -Anche il parco di Yellowstone, situato principalmente nello stato del Wyoming, uno dei piu’ belli degli Stati Uniti, e’ a rischio a causa dei possibili tagli automatici della spesa pubblica.
In realtà tutti i parchi nazionali americani sono infatti sull’orlo del baratro, perchè se il Congresso non trovera’ un accordo sul deficit entro il primo marzo, la scure dei tagli si abbattera’ anche sulle piu’ importanti aree protette del Paese.
I tagli automatici – il cosiddetto ‘sequester’ – scatteranno se repubblicani e democratici in Congresso non si metteranno d’accordo su un piano di riduzione del deficit che inseguono vanamente da mesi. La conseguenza – ha ribadito il presidente Barack Obama – sarebbe un rallentamento non solo dell’economia americana ma di tutte le principali economie mondiali. Insomma, dopo il compromesso raggiunto all’inizio dell’anno, torna l’incubo del ‘fiscal cliff’, che mette a rischio – come ha piu’ volte sottolineato la Casa Bianca – migliaia di posti di lavoro.
A lanciare l’allarme e’ il National Park Service (Nps), che parla di campeggi chiusi, stagioni piu’ brevi, stop a visite guidate e servizi di emergenza ridotti. Secondo il New York Times, la riduzione dell’afflusso di denaro pubblico ammonterebbe a 110 milioni di dollari, ossia il cinque per cento del budget del Nps, pari a 2,2 miliardi.
Conosciuto l’ammontare dei tagli, il presidente dell’associazione, Jon Jarvis, il mese scorso ha chiesto ai singoli sovrintendenti di comunicare in che modo avrebbero affrontato le riduzioni. Quindi, ha stilato una nota dettagliata nella quale si illustra cio’ che potrebbe accadere a ciascuno dei 398 parchi americani, che in totale accolgono circa 280 milioni di visitatori ogni anno. Per esempio, le sequoie giganti del Yosemite National Park, in California, rischiano di rimanere senza adeguata protezione, alla merce’ di turisti poco attenti, a causa del taglio del programma che prevede la presenza di 3.500 ranger volontari per 40.000 ore di servizio.
Inoltre, diverse aree di campeggio nel villaggio-resort del parco californiano sarebbero destinate alla chiusura, con servizi meno frequenti nella raccolta dei rifiuti e il conseguente pericolo di invasione da parte degli animali, richiamati dall’odore degli avanzi di cibo rimasti nei cestini. Al Cape Cod National Seashore del Massachusetts, invece, potrebbero chiudere larghe sezioni della Great Beach, dove nidificano uccelli rari e tartarughe, a causa della riduzione del personale stagionale.
E ancora il parco militare di Gettysburg, Pennsylvania, uno dei luoghi storici della guerra civile, vedrebbe la riduzione del 20 per cento delle scolaresche per mancanza di guide, mentre al Grand Canyon National Park, in Arizona, 250.000 turisti verrebbero penalizzati dalla diminuzione dell’orario di apertura del ‘visitor center’. A Yellowstone, l’apertura stradale prevista per la stagione primaverile potrebbe avvenire con un ritardo di quattro settimane: un danno enorme se si pensa che da maggio a settembre sono tre milioni le persone che visitano il parco, dieci volte in piu’ rispetto al resto dell’anno.
E infine, nei parchi ad alta quota, dove ci sono strade che arrivano a oltre 2.500 metri di altezza ed e’ necessario personale specializzato per spazzare la neve, i danni causati dalla riduzione di addetti sarebbero particolarmente elevati. Il National Park Service tuttavia non demorde, continuando a sperare in un accordo in extremis che salvi le aree protette dal precipizio fiscale, e per bocca del suo portavoce, ha dichiarato: “Rimaniamo fiduciosi nella capacita’ del Congresso di evitare questi tagli”.