BRUXELLES – Se nessuno correra' ai ripari, nel 2050 saranno scomparsi per sempre oltre 230 milioni di ettari di foresta della Nuova Guinea, grande isola nel Pacifico a Nord dell'Australia. Si tratta del polmone verde di uno degli ultimi angoli di paradiso del Pianeta ancora rimasti, al terzo posto per estensione fra le foreste tropicali, dopo quelle di Amazzonia e bacino del Congo. A lanciare l'allarme e' l'ultimo rapporto del Wwf, il Living Forest Report, che propone a responsabili istituzionali e settore privato di concordare un obiettivo ''zero deforestazione e zero degrado'' entro il 2020 come obiettivo mondiale per evitare pericoloso cambiamenti climatici e perdite di biodiversita'.
''Con questo rapporto lanciato nell'anno delle foreste – spiega Massimiliano Rocco, responsabile del programma Specie, Traffic & Timber Trade del Wwf Italia – il Wwf mostra ancora una volta al mondo intero quale crimine stiamo commettendo. Sono ancora in corso processi di deforestazione portati avanti senza scrupoli nelle foreste amazzoniche come in quelle asiatiche o africane, per soddisfare interessi privati, sottraendo cosi' alle economie locali e a popoli che abitano quelle foreste la possibilita' di un futuro e negando lo sviluppo di processi di gestione sostenibile che possano garantire risorse primarie nel tempo''. Secondo l'esperto del Wwf ''cosi' facendo alle foreste viene 'impedito' anche di contenere i fenomeni di emissione di gas nell'atmosfera: un altro aspetto critico della deforestazione, infatti, e' il suo impatto sui mutamenti climatici, responsabile per ben un 18 % dei gas emessi nell'atmosfera''.
Le foreste della Nuova Guinea rappresentano un tassello del patrimonio natura da preservare a tutti i costi, oggi sotto attacco. Secondo il Wwf, foreste vergini, bacini idrografici, coste e barriere coralline del paese, sono oggetto di grandi interessi speculativi. Aziende interessate allo sviluppo di concessioni forestali, miniere, piantagioni di olio di palma e polpa per la carta, terreni agricoli, stanno barattando per i loro interessi la vita di questa ricca biodiversita'.
''Nonostante la remota posizione – afferma Eric Verheij, direttore per la Conservazione del Wwf Melanesia occidentale – gli habitat naturali della Nuova Guinea stanno scomparendo ad una velocita' allarmante. Le foreste dell'isola sono esposte a serie minacce, il taglio, lo sfruttamento delle miniere, il commercio delle specie selvatiche e la conversione in aree agricole, specialmente per l'olio di palma''.
La Cina acquista quasi l'82% del legname esportato ogni anno dalla Papua Nuova Guinea, un volume totale di piu' di 2 milioni di metri cubi e studi mostrano che il 70% di questi tagli e' illegale. La domanda di olio di palma sta anche distruggendo molte delle preziose foreste tropicali della Papua Nuova Guinea. Grandi distese forestali sull'isola e sull'intera regione sono soggette a taglio per le monocolture ad olio di palma, distruggendo habitat critici per molte specie in pericolo di estinzione.
