ROMA – Forse è prematuro sostenere che i dati incoraggianti sulla ripresa del mercato dell’auto in Europa certificano automaticamente l’avvenuto assestamento del mercato continentale. Troppo forte resta il timore di un contaccolpo determinato dal brusco rialzo dei prezzi petroliferi. Quello che è sicuro è che” il mercato dell’auto si conferma un sensore efficace delle tendenze economiche”, come afferma Giuseppe Berta in un editoriale pubblicato dal Sole 24 Ore del 17 marzo.
La crescita dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2010 può apparire modesta, ma un vero raffronto va fatto col febbraio 2009, apice negativo della flessione della domanda. Si era in piena crisi e rispetto a quel periodo il mercato è cresciuto intorno al 3%. Performance incoraggiante, anche se non bisogna dimenticare che le vendite odierne sono inferiori del 16% rispetto a tre anni fa.
“Tuttavia, i dati relativi alla Germania (il primo mercato continentale per l’auto), che ha fatto segnare un incremento del 15,2% delle vendite, e anche della Francia, dove sono aumentate del 13,2%, grazie anche al perdurare dell’effetto positivo delle politiche di incentivazione, fanno presagire un consolidamento dei consumi nelle aree più forti dell’Europa”. Secondo Berta, questi dati ci segnalano inoltre che si è accentuato quel divario, una vera e propria spaccatura, che “divide un continente dove l’economia viaggia a due velocità”. Per intenderci, nel gruppo dei forti, ovviamente Germania, leader incontrastato del mercato dell’auto, e Francia. In quello dei deboli Spagna, Grecia e anche l’Italia, dove la Fiat, per sapere se la strada intrapresa da Marchionne funziona, bisogna attendere i dati sulle vendite dei veicoli prodotti a Detroit con marchio italiano.