E ancora: «Se, come asserito dalla madre, il bambino è seguito da una psicologa, ciò significa che gli insegnanti devono essere pronti e preparati a fronteggiare la situazione. È una accezione insita nel ruolo e nella vocazione di chi si propone alla società come educatore nell’era della globalizzazione, non già del medioevo». «Non c’è nulla di più sacro del rispetto dovuto ad un bambino e la gente incapace di elaborare correttamente questo concetto faccia altro nella vita, non l’insegnante. Ci poniamo con il dovuto rispetto davanti alla presunzione d’innocenza – conclude – ma chiediamo alle istituzioni preposte di prodigarsi per fare chiarezza».
Ma dai, finiamola lì. E i diritti degli altri bambini? Di quei bambini torinesi, ad esempio Basta pontificare su cose che non si sanno e sui problemi degli altri. Se siamo un paese così scassato è proprio perché madri come quella invece di rincarare la dose e dargli una razione di sberle, spendono i soldi di un avvocato. Poi non lamentatevi.
Ormai siamo ridotti al punto che tutto il mondo ruota intorno ai bambini, che la loro parola fa premio su tutto, che ogni loro desiderio è un imperativo.
Marziale non può limitarsi a fare dichiarazioni da avvocato d’ufficio del bambino ideale, non è il suo ruolo e nessuno glielo chiede. Darebbe un contributo migliore se avesse il coraggio di dire che ci sono bambini prepotenti e violenti e che meritano punizioni severe. E tutti avessimo il coraggio di riconoscere che qualche ceffone ci sta bene, proprio per il contenuto di umiliazione anticipatore di tanti appuntamenti della vita, Le maestre non hanno picchiato quel piccolo Garrone, lo hanno solo umiliato e non c’è nulla di più educativo della umiliazione: una in più inflitta da bambino, gliene risparmierà di peggiori da grande.
La vicenda di Milano, riguarda tre alunne dell’istituto superiore “Fabio Besta”, in una zona periferica di Milano, che sono finite all’ospedale per colpa di una bomboletta di spray urticante utilizzata dalla preside. L’intento della dirigente, Paola Tieri, era punire una ragazzina per aver usato a sua volta lo spray al peperoncino due giorni prima. Una volta individuata la 15enne responsabile della bravata, Tieri ha indirizzato il getto sulla sua mano per farle capire la gravità del gesto che aveva provocato, mercoledì, l’evacuazione della classe. La preside deve avere però premuto troppo a fondo l’erogatore: la mano della ragazza ha iniziato a gonfiarsi e anche due compagne ne hanno risentito tanto da farsi visitare al San Raffaele.
