BERGAMO – Dopo undici anni e mezzo la poltrona di direttore dell’Eco di Bergamo passa da Ettore Ongis a Giorgio Gandola. Il primo, dopo undici anni di guida nel giornale, lascia il posto dal primo luglio per passarlo a Gandola che a 53 anni e vanta un passato al Giornale come inviato e capo dello sport, poi un passaggio alla provincia di Como come direttore.
Lì assumerà l’incarico Diego Minonzio, caporedattore di Libero. Secondo quanto ha pubblicato l’Eco di Bergamo sulle sue pagine, l’editore ha così comunicato il cambio della guardia:
L’editore Sesaab comunica che con il giornale di venerdì 1° luglio Ettore Ongis lascia, dopo undici anni e mezzo, la direzione de «L’Eco di Bergamo». L’Assemblea degli azionisti, che si è riunita nella mattinata di giovedì 30 giugno, ha ringraziato Ongis per l’importante lavoro svolto in questi anni e per i numerosi traguardi raggiunti. Con Ettore Ongis, «L’Eco di Bergamo» ha interpretato, sulla scia della direzione del direttore storico mons. Andrea Spada, il ruolo di voce dei cittadini bergamaschi che, attraverso il loro quotidiano, comunicano, si riconoscono e discutono fra di loro.
Su Giorgio Gandola, la nota esprime: dal 2006 direttore de «La Provincia» di Como e delle sue edizioni di Lecco, di Sondrio e di Varese, quotidiani di proprietà del Gruppo Sesaab, lo stesso editore de «L’Eco di Bergamo». Nato a Como nel 1958, Gandola ha cominciato la sua carriera giornalistica a «La Provincia» per poi passare, nel 1989, a «Il Giornale» di Indro Montanelli, come redattore allo sport. Nel 1994 Gandola è stato nominato «inviato» e per dieci anni ha seguito e raccontato avvenimenti di cronaca, politica, costume e sport in Italia e nel mondo (da Tangentopoli al G8 di Genova, dalla guerra in Kosovo al terrorismo internazionale). Nel 2003 è rientrato in redazione con il ruolo di caporedattore. Incarico che ha tenuto fino al ritorno a «La Provincia». È sposato e ha due figli. Al nuovo direttore Gandola, l’Assemblea dei soci esprime i migliori auguri di buon lavoro nella certezza che, nella difficile situazione in cui versa oggi l’editoria, sappia continuare ad interpretare l’anima della nostra terra per assicurare a «L’Eco di Bergamo» e al sistema editoriale che ad esso fa capo un futuro in grado di interpretare i cambiamenti in corso.
