Un codice del web contro cybercriminalità e censura: l’appello di Londra

LONDRA, 2 NOV – Un codice di norme per tutelare i diritti umani e allo stesso tempo combattere la criminalità online, il cui costo è di circa 800 miliardi di euro l’anno nel mondo: è quello che chiedono i sessanta Paesi riuniti a Londra per la conferenza internazionale sul web organizzata dal ministro degli Esteri britannico William Hague.

All’incontro al Queen Elizabeth Conference Centre erano presenti, tra gli altri, il fondatore di Wikipedia,  Jimmy Wales, il presidente di Facebook,  Joanna Shields, il vicepresidente di Cisco, Brad Johnson. Tutti uniti per ptoteggere la libertà della rete da ogni possibile censura.

Secondo Hague una regolamentazione eccessivamente pesante, nonché la censura, sarebbero fatali per la rete, “che funziona e vive solo per via del talento di persone singole e dell’industria all’interno di un mercato aperto all’idee e alle novità. Credo fermamente che tutti i diritti umani debbano essere pienamente rispettati online”: il riferimento sarebbe in particolare a Paesi come Russia e Cina.

Ma allo stesso incontro undici esperti di internet hanno presentato a Hague una lettera in cui esprimono le loro preoccupazioni riguardo ad alcune misure proposte dal governo britannico per limitare l’accesso a materiale legale considerato poco desiderabile.

I firmatati hanno ricordato quanto disse il premier David Cameron all’indomani degli scontri estivi di Londra, auspicando la possibilità di limitare l’uso di Facebook e Twitter per mobilitazioni di massa. “Il record domestico della Gran Bretagna sulla libertà d’espressione e la privacy è meno che ideale. Il desiderio della Gran Bretagna di difendere questi principi a livello internazionale viene ostacolato dalla politica domestica. Chiediamo al Regno Unito di cogliere questa opportunità per rinunciare alla censura e ad attività di sorveglianza che impediscono alla gente di comunicare, organizzarsi ed esprimersi liberamente”, dice la lettera, firmata, tra gli altri, dal blogger e giornalista Evgeny Morozov, e il direttore di Index on Censorship, John Kampfer.

In risposta alla lettera nel suo intervento il ministro degli Esteri ha ribadito che i diritti umani sono universali, non solo il diritto alla privacy, ma anche alla libertà di espressione. Siamo contrari all’idea che la soppressione da parte del governo, in tempi di disordine, di Internet, sistemi telefonici e social media sia accettabile”.

Questi concetti sono stati rimarcati da premier Cameron, che ha sottolineato che l’obiettivo “deve essere quello di trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e difesa dei diritti”.

Per entrambi i politici è necessario un “codice di comportamento” per la rete, un gruppo di norme che pur permettendo il libero scambio di informazioni blocchi le attività di terroristi e criminali online.

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Maria Elena Perrero