Quando si tratta di fare della demagogia, destra e sinistra non conoscono differenze. Quando poi si tratta di prendersela con i dirigenti delle aziende, sono tutti compagni.
Prendete il compagno Maurizio Sacconi, ministro del welfare. Forse sarà l’ambiente iper sindacalizzato del ministero a influenzarlo (una volta, meno chic ma più propriamente era il ministro del Lavoro). Ha detto Sacconi: “Le remunerazioni dei manager hanno raggiunto livelli mai conosciuti nel passato, con una proporzione senza precedenti rispetto ai redditi dei lavoratori. Servono forme di autodisciplina maggiore da un lato e dall’altro una corrispondente capacità di trovare soluzioni che non siano soltanto nell’interesse immediato degli azionisti”.
Sacconi parlava ad un convegno sulla responsabilità sociale d’impresa e anche questo può avere pesato. Ma che differenza c’è tra Sacconi, ex socialista, ex Forza Italia, e il comunista che più comunista non si può Vincenzo Visco, quello che ha detto che “non è giusto che un amministratore delegato guadagni più di un ministro”?.
Va tutto bene a questo mondo, anche introdurre delle gabbie retributive come sarebbe piaciuto nei decenni passati. Basta che la repressione sia uguale per tutti. Perché invece tutti questi compagni non propongono anche di tassare in modo pieno le plusvalenze che si registrano ogni giorno, anche in questi giorni di crisi, nei giochi di borsa?
Visco si preoccupò di alzare l’imposta che i dirigenti avrebbero dovuto pagare sui guadagni da stock option ai livelli dell’imposta sul reddito da lavoro, confondendo il ruolo di ministro delle Finanze con quello di Savonarola. Ma alle plusvalenze di Borsa non ci ha pensato, anche se da una piena tassazione sarebbero venute entrate ben più sostanziose per le casse dello Stato.
Ma i padroni non li vuole toccare nessuno, proprio come nel finale del film “Novecento” di Bernardo Bertolucci, in cui, in un tripudio di bandiere rosse, viene infilzato a forconate il povero fattore (Donald Sutherland). I padroni, fiutando l’aria, erano già lontani.
Marco Benedetto
