Confronto sulla democrazia tra direttore del Gazzettino e assessore leghista

Sotto il titolo: “La democrazia è la miglior forma di governo / conosciuta e va esportata, ma non con le armi” il sito internet del quotidiano il Gazzettino di Venezia riporta uno scambio di opinioni tra il direttore del giornale, Roberto Papetti, e Antonello Croce, assessore comunale a Oderzo (Treviso), per la Lega Nord.

Scrive Papetti: “Ho letto con attenzione lo scritto di Sergio Romano sul Corriere della Sera di Lunedì 27 Dicembre dal titolo “Esportare democrazia, un nuovo imperialismo”. La tesi esposta afferma questo: per avere una democrazia come noi occidentali la intendiamo, è necessario che esista “il cittadino”. Nel nostro tessuto culturale questo cittadino ha potuto formarsi nel secoli attraverso un percorso storico e culturale particolare. Ma in altri contesti questo non è successo.

“Penso a Paesi – dice Romano – come la Cina, in cui la geografia, la demografia e il divario tra le condizioni economiche e le classi sociali impongono limiti e prudenze che (noi occidentali) consideriamo troppo restrittivi… chi risponderebbe del caos cinese se le nostre ricette (democratiche) producessero, anziché una maggiore tolleranza, maggiori conflitti e forse il collasso di una economia da cui il mondo trae complessivamente grandi vantaggi?”.

Prosegue Papetti: “Poniamo che Romano abbia ragione. Ma allora come possiamo rapportarci noi occidentali verso i “dissidenti” cinesi? La loro è una richiesta di democrazia che nasce dall’interno del sistema. E’ una prospettiva diversa. Non si tratta di esportare democrazia, ma di aiutare chi cerca di farla nascere e crescere nel proprio paese. Tutti noi speriamo che il regime conceda progressivamente delle libertà, accompagnando nel contempo la crescita e la formazione del “cittadino”. Ma i dissidenti sono adesso portati al patibolo”.

Nella sua risposta, Papetti parte “da una premessa: la “superiorità” della democrazia non è “semplicemente” una convinzione di noi occidentali. Credo sia da considerarsi un dato storico. Almeno nel senso di ciò che diceva Winston Churchill. “E’ stato detto che la democrazia è la peggiore forma di governo, eccezion fatta però per tutte le altre forme di governo sperimentate finora”. Detto in altri termini, finora il sistema che, seppur con moltissimi, enormi limiti, ha garantito i più alti tassi di libertà individuale e collettiva e offerto a ciascuno la possibilità di realizzare ambizioni e aspettative, in base alle proprie capacità e ai propri meriti, questo è il sistema democratico. Va perciò esportato? Sono convinto di sì”.

E spiega: “Esportato, sia chiaro, non imposto, men che meno con la forza delle armi. Ma non possiamo ipocritamente far finta di nulla e nasconderci dietro comode teorie relativiste: noi non esportiamo solo prodotti, noi dobbiamo esportare anche una civiltà. Per difenderla e tutelarla, innanzitutto. Anche perchè il tema della libertà e dei diritti non sono argomenti astratti e svincolati da tutto il resto. In tempi di globalizzazione imperante sono, come prima cosa, strettamente legati alle leggi dell’economia. La democrazia “costa”: se la Cina oggi è quella potenza che conosciamo è anche perchè non deve sopportare, o deve farlo in modo assai limitato, questi costi (la partecipazione, il rispetto dei diritti individuale, quello dell’ambiente etc.). Possiamo ignorarlo e permetterci che ciò accada per lungo tempo? Non credo proprio. Quindi credo che vadano messe in atto tutte le forme che costringano la Cina (o in misura diversa l’Iran, Cuba etc) a misurarsi con i temi dei diritti e della formazione di “cittadini” anzichè sudditi. Con il dovuto realismo, ma anche con la convinzione di combattere una battaglia giusta”.

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Marco Benedetto