Da quel momento, Soru non caccerà più un euro. Questo costringerà Concita a mandare via 40 collaboratori a contratto (dopo le infinite pippe – e prime pagine – sui poveri precari), e la direttora comincerà a passare più tempo da Michelone ad “Annozero”, da Floris a “Ballarò”, e da chiunque le mettesse un microfono davanti, che in redazione.
Così, mentre Concita costruisce il suo personaggio televisivo e di massa, o prende lunghi periodi di ferie, il giornale continua a perdere copie, e in redazione si assiste a scene di panico, ira e disorientamento. Lei viene ribattezzata “Concita Il Sung”, come il dittatore nordcoreano.
Finché, pochi giorni fa, Soru entra in stanza della direttora. Lei chiede una cospicua (cospicua) liquidazione. L’editore ride, sottolineando che il suo contratto, è in scadenza. E poi le pone il seguente indovinello-trabocchetto: “I libri che adornano questa stanza, sono stati inviati a te in quanto Concita De Gregorio o in quanto direttore dell’ “Unità”? No, perché nel secondo caso, vorrei donarli alla biblioteca di Sanluri” (città natale di Soru).
Sabato sera la conferma. Una notizia dell’Ansa dice: ”Dal primo luglio Concita De Gregorio lascia la direzione dell’Unita’ a seguito di una decisione condivisa, assunta in autonomia e nel pieno rispetto reciproco riconoscendo l’importante lavoro svolto e i risultati raggiunti”.
A darne l’annuncio è una nota congiunta di Soru e De Gregorio: ”Entrambi le parti hanno rispettato l’impegno inizialmente preso di dare a questo lavoro almeno tre anni di stabilità”.
Una bella retromarcia. Erano partiti dicendo: spezzeremo le reni alla Grecia, cioè Repubblica, e ora si accontentano di un po’ di stabilità a un giornale condannato dalla storia. Soru, che non è simpatico e nemmeno amabile e nemmeno di parola ma non è per niente un ingenuo, l’aveva capito molto presto, al punto che aveva offerto il giornale al suo grande amico Carlo De Benedetti poco dopo averlo comprato. Ma De Benedetti, che tanti difetti ha ma non quello dell’anello al naso, aveva sempre deviato gli attacchi.
Ora, come gli argonauti, Soru e De Gregorio ci dicono, stanchi, felici ma anche lamentosi come tutti quelli che sono partiti alla conquista del Mato Grosso e si trovano aggrovigliati nelle liane: “Tre anni di lavoro esaltante e faticoso, tra difficoltà economiche e continui attacchi, che si sono dipanati a partire dal mandato iniziale di fare dell’Unità un giornale in equilibrio economico e un luogo di incontro e di discussione libera e allargata all’intero centrosinistra. Entrambi gli obiettivi possono dirsi colti”. Come dire: l’importante è crederci e prendersi sul serio.