Dicono ancora i due: “E’ stato perseguito il risanamento economico raggiungendo il sostanziale [sostanziale è una espressione un po’ ambigua perché una cosa o è o non è, se è sostanziale può anche non essere] equilibrio di bilancio del giornale, pur in un momento difficile per l’intero mercato e in presenza di nuovi concorrenti. Sotto il profilo editoriale, il giornale è stato in questi anni al centro di un intenso dibattito che ha dato voce – molto spesso anticipandole [Concita e Soru chiromanti]- alle principali istanze della società, che ha mobilitato sui temi cruciali migliaia di persone [peccato che siamo sessanta milioni, sessanta mila volte migliaia], che ha allargato il ventaglio delle sue voci e che attraverso la crescita del sito internet ha aperto un dialogo fitto e continuo con i lettori. Che ha contribuito infine a sollecitare la nuova volontà di partecipazione dei cittadini alla vita del Paese”.
”Abbiamo lavorato in questi anni – affermano ancora Soru e De Gregorio – in sintonia e in piena libertà, condividendo difficoltà e risultati, in autonomia dal Partito Democratico che in alcune occasioni non ci ha fatto mancare le sue critiche, ma non ha neppure mai preteso di imporre una linea, l’Unità essendo uno spazio di dibattito libero [e allora perché lo Stato dava loro i contributi con i nostri soldi?]. Un ciclo positivo che, di comune accordo, pensiamo possa concludersi qui. Il direttore continuerà ad esercitare il suo impegno professionale in altre forme, l’editore si impegnerà a fare in modo che il giornale resti luogo aperto alla discussione allargata all’intero centrosinistra e alle diverse forze vitali che vogliono assumersi l’impegno della ricostruzione del Paese dopo la troppo lunga stagione del berlusconismo. L’augurio sincero è reciproco, così come il ringraziamento a tutti i lavoratori dell’Unità che hanno condiviso e reso possibile questa felice stagione”.
Basta crederci, uno se lo può anche dire da solo.
Ora resta da vedere se a Repubblica avranno il becco di riprendersela.