“Per crescere dobbiamo essere efficienti, flessibili e aperti all’innovazione. Dobbiamo governare l’innovazione, non subirla. Ma questo non vuol dire che dobbiamo, che dovete rinunciare a tutele e diritti. Sia chiaro, come non abbiamo tolto nulla ai colleghi nel piano di ristrutturazione dello scorso anno, la direzione non accetterà alcuna limitazione dei diritti sostanziali dei giornalisti. Vogliamo solo che lo straordinario contributo di professionalità, passione e senso civico che assicurate ogni giorno possa essere, con regole concordate, pienamente dispiegato anche sulle nuove piattaforme tecnologiche, dal sito all’iPad, agli smart phones, ai televisori in Rete, allo sviluppo della tv via web. Vogliamo più formazione professionale, perché chi non si aggiorna nell’era digitale è un analfabeta di ritorno. La mobilità è necessaria, ma non si trasformerà mai in pratiche discriminatorie. Gran parte di voi è stata assunta dal sottoscritto, credo. E allora, ditemi un solo episodio di mobbing di cui sarei responsabile. Ditemi se questo giornale non promuove le professionalità interne. Sapete quante promozioni, tutte interne, sono state fatte in meno di due anni? Trentasei. Non ho assunto dall’esterno nessuno, a meno che non vogliate considerare un collega come il capocronista di Milano, un esterno. Fu fatto un giorno di sciopero per questo. Mi sono ancora oscure le motivazioni. Non ho portato al Corriere nuovi collaboratori contrattualizzati, rispettando l’impegno preso con il sindacato.
“Altri direttori questo impegno non l’hanno assunto: hanno messo in cassa integrazione i loro colleghi, senza guardare in faccia a nessuno, e hanno assunto tranquillamente. Chi parla poi del tentativo di trasformare la redazione in una redazione low cost è in assoluta malafede. Se non cambieremo, diventeremo rapidamente obsoleti e inutili. Oggi abbiamo ancora la possibilità di governare questo processo, fra qualche anno dubito molto. Vogliamo assumere giovani talenti. Lo vogliamo fare con concorsi sulla Rete. Ne vogliamo assumere uno al mese. Certo, pensiamo che a questi giovani debbano essere offerti contratti meno vantaggiosi dei vostri. Ma non arbitrariamente. Applicando semplicemente il contratto nazionale. Con i costi redazionali previsti dalla normativa nazionale possiamo investire in nuove iniziative; con i costi quasi doppi del Corriere no.
“Con i costi del Corriere le edizioni locali non starebbero in piedi. Non si sarebbero mai fatte. Ma che cos’è meglio per un giovane? Avere un contratto nazionale al Corriere oppure no? E che cosa è meglio per il Corriere: avere più colleghi giovani e varare nuove iniziative che rafforzino il giornale essendo economicamente sostenibili, oppure no? Scegliete voi, cari colleghi. Ma scegliete e assumetevi, una volta per tutte, le vostre responsabilità. Qui non si tratta di creare giornalisti di serie A e giornalisti di serie B, si tratta semplicemente di usare il buon senso. Chiudendosi nell’ovatta della corporazione e rifiutandoci di vedere quello che accade fuori da queste mura, anche i giornalisti oggi di serie A saranno condannati alla retrocessione. Non in B. Nel girone dei disoccupati. Tutto questo è un attentato ai diritti dei giornalisti, un colpo mortale alle prerogative del corpo redazionale del Corriere? Non credo.
“Nella lettera che vi inviai il 30 settembre, accolta con due giorni di sciopero, vi illustravo le linee di sviluppo del piano editoriale che sarà possibile con nuove regole e una nuova organizzazione del lavoro. Ve lo riassumo in estrema sintesi. La grande sfida della multimedialità: forti investimenti in Corriere.it, in Corriere tv, nei canali verticali, nei nuovi prodotti per le diverse piattaforme tecnologiche, nella copertura nazionale con le edizioni locali on line. Il rafforzamento, la trasformazione e l’innovazione del giornale di carta. Ogni giorno un tema forte: il lunedì con l’economia e i dossier operativi; nuove iniziative il martedì per i piccoli e i professionisti; il mercoledì con una sezione dedicata ai temi della scuola e dell’università; uno sviluppo ulteriore dei Tempi liberi al sabato, con attenzione maggiore ai viaggi e alle tecnologie; lo studio, la domenica, di un grande inserto culturale che si chiamerà La Lettura; una grande attenzione ai temi dell’ecologia, dopo la positiva esperienza di Sette Green. Il varo di Sette Tv. Lo studio di un’estensione di Vivimilano alla Lombardia. Il rilancio e il miglioramento di tutte le edizioni locali con una forte integrazione con il web. Le edizioni di Bergamo e Brescia. Le nuove testate locali. Una sezione di Approfondimenti, che affronti, con inchieste e reportage, i grandi temi di politica estera e del mondo globale. Una sezione di giornalismo investigativo, un Ufficio studi. Un’ambiziosa riforma grafica. Molte di queste proposte sono il frutto delle vostre idee, del vostro contributo. Il piano editoriale è anche soprattutto vostro. Ho raccolto suggerimenti e critiche. Potrei proseguire ma comprendete che abbiamo qualche problema di riservatezza.