Estendere il trattamento sanitario obbligato alle donne che soffrono di depressione post partum. La proposta è stata fatta da Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia, e Antonio Picano, presidente dell’associazione Strade Onlus e responsabile del Progetto Rebecca. Proprio quest’associazione è da tempo impegnata nel sostegno alle madri che soffrono di questa terribile forma di depressione. Le stime parlano di 50-75 mila mamme afflitte da questo problema. E sarebbero mille i casi in cui il figlio rischia di essere in condizioni di pericolo a causa dei problemi mentali della mamma. I costi per la società ammontano a circa 500 milioni di euro. E per questo motivo, Vittori e Picano chiedono al ministro della Salute Ferruccio Fazio di introdurre delle specifiche linee guida. Senza quindi modificare la legge 180 che ha istituito in Italia il Tso, trattamento sanitario obbligatorio.
Per i due promotori dell’iniziativa, questo trattamento non ha niente a che vedere con quello attualmente in vigore per schizofrenici e depressi. Non sarebbe previsto ricovero in ospedale, ma soltanto assistenza continuativa di un infermiere direttamene a fianco della mamma. Che in questo modo può continuare ad accudire il figlio. Non è dello stesso avviso Alberto Siracusano, past president della Societa italiana di Psichiatria. «Il Tso – ha dichiarato Siracusano al Corriere della Sera – è l’ultimo degli strumenti da applicare in quanto equivale alla sospensione di tutti i diritti della persona e richiede una situazione davvero estrema. Il rischio va affrontato con sistemi diversi».