Si può prevedere il ”futuro” di un bambino dislessico, cioè capire se le sue capacità di lettura miglioreranno negli anni a venire, osservandone il cervello con la risonanza magnetica.
E’ quanto dimostra uno studio condotto alla Stanford University School of Medicine in California su quasi 50 ragazzini di 14 anni, circa la metà dei quali dislessica. Lo studio è stato pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences dall’equipe di John Gabrieli.
La dislessia è un complesso disordine che si manifesta con difficoltà a riconoscere o ricordare le parole scritte, con conseguenti trasposizioni e inversioni di parole o di sillabe durante la lettura, condizione che può creare profondo disagio per i piccoli tra i banchi di scuola. I bimbi dislessici non sono meno intelligenti dei coetanei sani, ma devono fare i conti con alcune disfunzioni o alterazioni strutturali in aree del sistema nervoso importanti per la lettura.
Un quinto di loro in genere trae benefici dagli interventi e legge in modo adeguato da adulto. Gli esperti hanno visto che, se durante un test di lettura risulta più attiva nel cervello (osservato con risonanza e con un’altro strumento diagnostico simile) un’area del lobo frontale chiamata ‘giro frontale inferiore’, i ragazzini (la cui lettura e’ stata riesaminata due anni e mezzo dopo) quasi certamente sono riusciti a compensare i propri problemi di lettura e dunque leggono in maniera adeguata.
Questo genere di test predittivo con la risonanza, concludono i ricercatori, e’ accurato al 90% e potrebbe essere usato a scopo prognostico e per decidere gli interventi rieducativi più mirati per i bimbi dislessici.
