LONDRA – Gli scienziati dicono che “D’Oh” potrebbe essere stata una delle prime parole mai pronunciate dall’uomo. Della serie dall’homo sapiens all’homer sapiens. D’Oh è il verso per antonomasia di Homer Simpson ma sembra che doh, o una versione di esso, possa vantare origini preistoriche. Mai scelta linguistica è stata più azzeccata, dal momento che era esattamente nelle intenzioni dei creatori del cartone animato, dare al padre della famiglia Simpson un’espressione vocale da uomo primitivo.
La ricerca suggerisce che più precisamente la sillaba Duh possa essere stata una delle prime parole pronunciate dagli esseri umani. Si pensa che la forma e la meccanica delle parti della bocca, della gola e del restante tratto vocale permettessero ai nostri antenati di parlare ma non molto. Di esprimersi a monosillabi, insomma. Un milione di anni fa le vocali suonavano tutte come la u. E tra le consonanti, la dentale “d” andava particolarmente bene con la “u” , rendendo dunque “duh” una possibilità concreta di primo vocalizzo.” Anche “Buh” potrebbe essere stato utilizzato per comunicare”, ha spiegato Bart de Boer, esperto di evoluzione del linguaggio.
La bocca, la lingua e la gola sono principalmente fatte di tessuti molli e quindi ci sono poche tracce di esse nella documentazione fossile. Ma c’è un osso nel tratto vocale – lo ioide – e il dottor de Boer ha iniziato a studiarlo. Nelle scimmie lo ioide si attacca ad una borsa di grandi dimensioni chiamata sacca d’aria, che rende i suoni più grandi e più profondi. I nostri antenati di 3.3 milioni di anni fa, avevano ioidi che erano simili nella forma a quelli delle scimmie di oggi, suggerendo che anche loro fossero dotati di sacche d’aria. Anche l’homo erectus, risalente a un milione di anni fa, era probabilmente dotato di una sacca d’aria. Ma noi no e neppure l’uomo di Neanderthal.
Per scoprire come avere una sacca d’aria possa aver cambiato i suoni prodotti, il dottor De Boer ha creato modelli in plastica della bocca, della lingua e della gola e ha soffiato in essi dell’aria forzata fino a produrre dei suoni vocalici diversi. Il dottor De Boer, dell’Università di Amsterdam, ha poi giocato con i suoni chiedendo alle persone di identificare le vocali. Se le comprendevano esattamente, è stato chiesto loro di provare di nuovo con l’aggiunta di rumori per rendere il suono più difficile da riconoscere. Questo ha dimostrato che i rumori fatti dai tubi senza sacche d’aria, somigliando maggiromente al tratto vocale moderno, erano molto più chiari.
Ann MacLarnon, dell’Università di Roehampton a Londra, ha detto che la scoperta supporta la teoria che la necessità di fornire suoni complessi per comunicare meglio ha portato alla scomparsa delle sacche d’aria. Più suoni significava che maggiori informazioni potevano essere condivise, dando a coloro che erano sprovvisti di sacche d’aria una maggiore possibilità di sopravvivenza in un mondo pericoloso. Il dottor De Boer dice che è probabile che il primo discorso di base sia emerso circa un milione di anni fa, con ‘Duh’ e ‘buh’ entrambi contendenti ad essere la prima parola. La perdita della sacca d’aria risalirebbe a circa 500.000 anni fa facendo sì che venissero concepite parole più complesse e rendendo suoni simili una mera opzione. L’uomo di Neanderthal, che visse tra i 200.000 e i 30.000 anni fa, probabilmente parlava già piuttosto bene.