Qual è la differenza che salta subito all’occhio se si parla di tubercolosi o cellulite? Facile. La prima è una patologia dell’ottocento che gli antibiotici hanno sconfitto. La seconda, invece, non è una malattia dell’ottocento e neanche del nostro secolo. Per questo è difficile trovare un rimedio. La cellulite della donna è un elemento della sua fisiologia. È un carattere sessuale secondario femminile, legato agli ormoni sessuali che ciascuna donna produce. Quegli stessi ormoni che sono responsabili della forma del seno, dei fianchi e dei glutei.
Per questo motivo, fino a qualche tempo fa la cellulite veniva considerata uno degli elementi (belli) della femminilità. Contro di essa non c’era perciò niente da dire. Anzi. Poi qualcosa è cambiato. La moda ha imposto alla donna misure sempre più lontane da quelle care a Rubens e a Botticelli. La donna della pubblicità non è una donna matura, e nemmeno giovane: è addirittura un’adolescente.
Per questa ragione la cellulite non sempre è un inestetismo per gli uomini. All’uomo piace – o almeno dovrebbe – un corpo femminile a forma di donna. Dunque non disdegna la cellulite e non la inquadra come patologia, a differenza della portatrice sana (la donna) che ad ogni buco vede il suo corpo allontanarsi sempre più da quello di una fanciulla.
Il rischio è che, con l’incessante bombardamento di immagini che ritraggono corpi incantevoli e ben proporzionati di pre-adolescenti, anche l’uomo, prima o poi, comincerà a disprezzare il corpo a forma di donna. L’industria farmaceutica che riuscirà a trovare l’antidoto contro il “male del secolo” farà una grande fortuna e il corpo della donna si estinguerà. Ma non sarebbe meglio ritornare al modello di donna burrosa e cellulitica di qualche tempo fa? Molte donne pregano la dea Moda che questo accada ma, nel frattempo, si spalmano le cosce di qualunque crema creata dalla cosmetica.