In Italia sono circa 3 milioni e mezzo gli uomini tra i 18 e i 65 anni che soffrono di eiaculazione precoce, con un’incidenza del 20%. La stima si basa su questionari distribuiti ai pazienti da andrologi e urologi e comprende sia gli episodi occasionali che patologici.
I dati sono stati illustrati a Cagliari durante i lavori del convegno “Un passo avanti nella diagnosi e nella terapia dell’eiaculazione precoce”, svolti in contemporanea in altre 11 città italiane e organizzati da Sia (Società italiana di andrologia), Siams (Società italiana di andrologia e medicina della sessualità ) e Siu (Società Italiana di urologia).
“Anche in Sardegna si parla di ‘incidenza del 20%” – ha detto il prof. Furio Pirozzi Farina, specialista dell’Università di Sassari – “in linea con i dati nazionali. E’ comunque importante distinguere il tipo di problema vissuto dal paziente. La forma patologica, detta anche primitiva, si ha quando l’eiaculazione precoce è una costante della vita sessuale, si presenta già prima del rapporto sessuale e interessa anche la masturbazione. Prendendo in considerazione questa forma di EP, la percentuale di incidenza si abbassa notevolmente ma, in parallelo, si tratta di casi piu’ difficili da seguire e risolvere perche’ alla base c’e’ anche una componente genetica”.
“Ad oggi – continua il professore – la terapia è farmacologica con l’eliminazione transitoria dei sintomi che determinano l’eiaculazione precoce e il conseguente prolungamento delle prestazioni. La maggior parte dei casi è comunque situazionale, avviene cioè solo in determinate occasioni e non si protrae nel tempo”.
