ROMA – Ora che anche i nonni iniziavano a divertirsi mandando mail a tutto spiano, i messaggi di posta elettronica sono a un passo dal divenire anacronistici e inutili? La notizia è che l’amministratore delegato di Atos, multinazionale di information technology con 80 mila dipendenti sparsi per il mondo ha annunciato che dal prossimo anno scatterà la tolleranza zero nei confronti delle mail. Thierry Breton, già ministro delle Finanze del governo francese, lo ha annunciato su Forbes. Intanto da un anno e mezzo tiene a stecchetto i dipendenti invitandoli a un uso parsimonioso dello strumento. Che da simbolo di modernità e efficienza sta scivolando in meno che non si dica nella pattumiera del modernariato inservibile.
Troppo drastico? I responsabili risorse umane di Atos hanno appurato che 9 messaggi di posta elettronica su 10 sono inutili. Distraendo i p0veri dipendenti tra le 5 e le 20 ore settimanali solo per dare un ordine di priorità e importanza alla valanga di e-mail. Una maniera per recuperare produttività senza dar l’aria di censurare la posta dell’impiegato? Non si direbbe: la filosofia aziendale crede fermamente che per favorire migliori rapporti interni vadano incentivati i nuovi social media, le telefonate, gli incontri vis a vis.
L’esempio francese per ora non intacca le sicurezze degli italiani, affezionatissimi alla mail, soprattutto al lavoro. ContactLab conferma che sono 63 milioni le caselle postali attive, sulle quali ogni giorno viaggiano 700 milioni di messaggi. 28 mail al giorno è la media pro-capite in Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania. Da noi la scoperta di Facebook, e in generale dei social network, ancora è considerata un’esperienza ludica, un modo per distrarsi e uscire dalla routine lavorativa, piuttosto che un efficace strumento di scambio di informazioni professionali. Quando anche i social saranno stati introdotti negli uffici a supporto dell’attività aziendale anche Facebook sarà pronto per il vasto ricovero della pensione delle tecnologie.