Dopo Enna, Nicosia, ecc…Giustizia al Sud: nessuno ci vuole andare e nessuno vuole decidere. Gli avvocati attaccano, magistrati e ministro non vogliono grane

Parole e fatti. L’Italia è maestra nell’arte di tenere separate le due cose: l’importante è parlare, fare l’annuncio. Poi è anche consigliabile un bel polverone, magari una bella commissione, da cui viene fuori parecchio fango utilizzabile a futura memoria, ma pochi effetti pratici.

Vale più un bel titolo sul giornale che un fatto concreto. I fatti contano poco e si dimenticano presto. I giornali restano e ora con internet è per sempre.

Prendiamo il tema criminalità e Meridione. Parole, comizi, commissioni, impegni. Tanti. Fatti? I risultati sono noti. Le cause? Tante, certo: mai qualcosa dipende da una sola ragione. Però con questo atteggiamento il rischio è che la palla finisca sempre in fallo laterale e nulla cambi, perché cambiare è fatica.

Una causa certamente determinante è la scarsa presenza dello Stato. Lo dicono tutti, sempre, davanti all’ultima emergenza. Una volta si diceva: discorsi fatti col ciclostile. Oggi si dice: un copia incolla.

In concreto, presenza di Stato vuole dire più forze dell’ordine, assumendo dei parametri nordici di rapporto tra guardie e popolazione. Vuole anche dire più Giustizia, quindi più pubblici ministeri per istruire i processi e giudici per condurli. In agguato c’è sempre, a favore degli imputati, la santa prescrizione.

Abbiamo sott’occhio un esempio clamoroso, da Enna, Sicilia. Il caso si apre l’8 settembre con il grido di dolore del capo della locale Procura, seguito da promesse importanti quanto assolute.

Dopo il silenzio.

Ricostruiamo la storia. Educativa

La notizia. A partire dall’8 settembre 2010 alla Procura di Enna, una delle sedi giudiziarie meno ambite d’Italia, ci sarà un solo magistrato. Dopo il trasferimento dell’ultimo sostituto in servizio, Marcello Cozzolino, a reggere l’ufficio sarà il procuratore capo Calogero Ferrotti, costretto a farsi letteralmente in quattro, quanti infatti sono i pm che teoricamente dovrebbero essere in organico, e a dividersi tra indagini, udienze e mansioni dirigenziali.

Dice Ferrotti: ”Non si può rimanere in attesa della presa di possesso di magistrati di prima nomina prevista solo nell’aprile 2011. Le esigenze della giustizia non possono attendere, io da solo non posso farcela e il rischio concreto è la paralisi pressoché completa”.

Una situazione insostenibile che dovrebbe durare fino alla prossima primavera, quando, avrebbe assicurato il ministro della Giustizia derogando alla regola che vieta l’assegnazione di affidare ruoli in cui agiscano da soli dei giovani e inesperti magistrati di prima nomina, arriveranno tre uditori giudiziari.

Ferrotti, 67 anni, da 33 in magistratura, già a novembre scorso, nel corso di un intervento, denunciò la gravissima situazione del suo ufficio e il rischio che l’organico fosse azzerato in pochi mesi. Parole, quelle dell’anziano magistrato, che suscitarono una reazione dura del ministro della Giustizia Angelino Alfano: ”Amministrare la giustizia è un compito difficile e quindi se il procuratore non se la sente, è meglio che si goda la meritata pensione”.

Alle dichiarazioni del ministro seguirono attestazioni di solidarietà dei colleghi e dell’Associazione nazionale magistrati, ma nessun provvedimento fu preso. ”Spero nella sensibilità del procuratore generale per potere tamponare – afferma Ferrotti – almeno la situazione con l’applicazione di un pm”. Nei prossimi mesi sul magistrato pioveranno centinaia di fascicoli: a Enna ogni anno vengono aperti una media di 7.000 procedimenti penali. Una mole di lavoro enorme per una sola persona, che dovrà fare i conti anche con le richieste di misure cautelari e con tutte le attività connesse alle indagini. Per non parlare delle udienze, camerali e collegiali, tra le quali il procuratore dovrà dividersi.

Enna però non è un caso isolato. Infatti per fine settembre è previsto il bis, a Nicosia, in provincia di Enna. Non deve essere un posto particolarmente attraente: 15 mila abitanti in cima a un monte, certo non è Rapallo. Però forse se a qualcuno venisse l’idea di un incentivo, come fecero persino i sovietici per attrarre tecnici in Siberia (forzati a parte),  naturalmente legato alla presenza e destinato a scadere quando uno lascia…

Torniamo ai fatti. Da qualche giorno si dovrebbe essere insediato come procuratore Fabio Scavone. Ad attenderlo, per sole due settimane, un unico sostituto in servizio: il pm Daniela Cento. Il 30 settembre, infatti, Cento lascerà la Sicilia per trasferirsi a Milano. Non le si può dare torto, ma se questo è lo Stato…

Anche a Nicosia perché la situazione migliori occorrerà aspettare la primavera, quando dovrebbero arrivare due uditrici. Lapidario il commento del neo procuratore: ”Spero soltanto di non ammalarmi nei prossimi sei mesi…”.

E ancora, dopo Enna e Nicosia l’elenco della Procure in crisi è lungo: Crotone, Mistretta, Sciacca e Ivrea e l’ufficio di sorveglianza di Trapani.

Ha fatto seguito un duro attacco al Csm da parte dell’Unione Camere Penali Italiane, che attribuisce la responsabilità della situazione che si è creata al precedente Csm e all’Associazione magistrati, ”più preoccupata dai risvolti elettorali del problema che dall’effettiva soluzione”.

Accusano i penalisti: ”Il Csm, violando la legge e di fatto congelando la possibilità del ricorso ai trasferimenti d’ufficio, osteggiati dall’Anm ma previsti dalla legge ed in grado di dare immediata risposta al problema della copertura dei posti vacanti, ha preferito utilizzare magistrati in tirocinio abbreviando i termini del tirocinio ed anticipando la scelta della sede da parte degli stessi giovani magistrati. Tale operazione da un lato ha limitato la qualificazione dei nuovi magistrati e dall’altro ha impegnato solo fittiziamente le sedi vacanti, per impedirne la copertura con i trasferimenti d’ufficio e procrastinare di circa dieci mesi l’effettiva copertura”.

Finora dal Csm sono uscite parole. Hanno espresso la ”ferma intenzione” i consiglieri della Terza, presieduta dal laico del Pdl Filibero Palumbo, intenzione di fare il possibile per trovare uno ”spiraglio” che consenta di inviare un magistrato ad Enna prima dell’arrivo ad aprile dei tre uditori giudiziari che sono stati assegnati a quell’ufficio. Proprio tenendo conto delle gravi scoperture nelle procure, il Csm precedente ha abbreviato di due mesi il tirocinio degli uditori giudiziari (sono in tutto 266) e ha assegnato il 45% di loro agli uffici requirenti, privilegiando le sedi disagiate, quelle cioé dove i vuoti di organico sono superiori al 20% .

Sedi dunque che si è deciso di coprire quasi totalmente con gli uditori. Nessun trasferimento d’ufficio, cioè coatto, previsto dalla legge sulle sedi disagiate, è stato invece disposto.Non a caso lo stesso capo dello Stato alla cerimonia di insediamento del nuovo Csm notò che la legge sulle sedi disagiate non è stata ”ancora pienamente attuata”.

Al di là delle sedi disagiate una buona parte degli uffici giudiziari sono in situazione di sofferenza. La scopertura nazionale degli organici è arrivata quasi al 13%: su 9.591 posti, 1.202 sono vuoti. E nei prossimi quattro anni altri 298 rimarranno senza titolare per effetto del pensionamento per raggiunti limiti di eta’ di altrettanti magistrati. Le maggiori carenze sono negli uffici giudiziari di primo grado, dove le vacanze sono 813: 501 nel settore giudicante e 312 nelle Procure. Proprio tenendo conto della drammaticità della situazione nei mesi passati il Csm aveva chiesto al ministro Alfano di bandire due concorsi ravvicinati per il reclutamento di nuove toghe.

Ancora parole e comunicati anche dal nuovo vice presidente del Csm Michele Vietti , che ha detto al procuratore Generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato: stia tranquillo, faremo presto. Il Csm ha ”già provveduto a destinare alla Procura della Repubblica di Enna tre magistrati ordinari in tirocinio, che potranno prendere servizio entro pochi mesi”.

Vietti, il giorno dopo che il caso Enna è di nuovo esploso sui giornali, ha incontrato anche  il ministro della Giustizia Angelino Alfano, e lo ha ”assicurato della massima attenzione del C.S.M. per la situazione di tutti gli uffici di Procura gravati da scoperture di organico. Poi  però è seguita una formula magica, di quelle che permettono ai burocrati di lasciare tutto immobile: “Compatibilmente con le competenze consiliari e le limitazioni imposte dalla normativa tutt’ora vigente”.

Published by
Marco Benedetto