WASHINGTON – “Una storia d’amore su Facebbok”: definisce così il Wall Street Journal l’amicizia tra Mark Zuckerberg, 27 anni, fondatore di Facebook, e Donald Graham, 66 anni, direttore esecutivo del Washington Post.
Tra i due big del mondo mediatico ci sono trentanove anni di differenza, ma un vicendevole apprezzamento nato sette anni fa, quando i due si conobbero attraverso la figlia di uno dei dirigenti del gruppo, che era stato ad Harvard insieme a Zuckerberg. E soprattutto un legame tra due mondi, quello della carta stampata, rappresentata dal Washington Post, e quello dei social network, come Facebook.
Il gap tra vecchi e nuovi media è colmato da un’amicizia che trova uno dei suoi canali proprio in Facebook, dove il giovane Zuckerberg ha 876 amici sul suo profilo, Graham 4888.
Adesso, sottolinea il Wall Street Journal, l’uno fa da mentore all’altro, ognuno nel suo ambito. La visione di Zuckerberg nei social media e nella condivisione di notizie ha portato alla Washington Post Company risultati positivi quantificabili nel valore di mercato di 2,9 miliardi di dollari.
Dal canto suo Graham ha insegnato a Zuckerberg com’è la vita di un amministratore delegato. Dal 2009 Graham ha lavorato nel consiglio di amministrazione di Facebook, secondo molti facendo lievitare il valore della compagnia a 100 miliardi di dollari.
Secondo gli amici comuni, Graham e Zuckerberg si consigliano a vicenda, e hanno un’amicizia “molto stretta basata su questioni e dubbi relativi al lavoro”. Entrambi hanno seguito dei percorsi poco convenzionali: Graham è stato in Vietnam come addetto all’informazione, per poi ereditare la compagnia fondata dal padre nel 1933. Zuckerberg ha abbandonato Harvard.
Nel 2007, quando Facebook si stava espandendo, Graham ricorda di aver ricevuto una e-mail da Zuckerberg: “Ora sono un amministratore delegato e vorrei oscurarti e vedere che fai”. Zuckerberg andò quindi da Graham a Washington alcuni giorni. Presenziò ai meeting di lavoro, alle conferenze, alle riunioni. “Mi sono divertito moltissimo”, ha raccontato Graham al Wall Street Journal.
Per il Washington Post oggi i dilemmi sono più che mai numerosi in questo periodo. La prima fonte di guadagni della compagnia, la Kaplan (branca relativa all’educazione), è stata colpita dalle nuove norme federali sui college e le pubblicazioni. Nel 2010 la Kaplan ha venduto la rivista Newsweek per 1 dollaro.
Negli ultimi quarant’anni Graham ha trovato il suo mentore in Warren Buffett. Ma le conoscenze web di Zuckerberg lo hanno reso una valida guida per il mondo digitale, anche se Graham avrebbe l’età per essergli padre. “Warren è unico, ha detto Graham, Mark è una guida in modi diversi”. Zuckerberg ha aiutato Graham nelle tante iniziative online attraverso cui il Post ha sfruttato il potere dei social-media.
Nell’estate del 2010, per esempio, la compagnia di Graham ha iniziato a lavorare a Trove, che permette agli utenti di costruire un proprio sito utilizzando le informazioni presenti sul proprio profilo Facebook. Da qui, e dalle discussioni tra i due amici seguite al lancio di Trove, è nato Social Reader, una app che consente agli amici di Facebook di vedere quali articoli si stanno leggendo. Una app che dal suo lancio, in settembre, ha già conquistato sette milioni di persone.
Il Washington Post non è però l’unico quotidiano che si serve del potere di Facebook per accrescere il numero di lettori. Sia il Guardian sia il Wall Street Journal, per esempio, hanno scoperto di recente il mondo delle apps di Facebook, e offrono i propri contenuti gratis. Il New York Times, invece, si affida a Google per presentare online le proprie notizie.
Secondo Vijay Ravindran, direttore della versione online del Washington Post, l’importanza emergente di Facebook e dei social media è paragonabile per le notizie rispecchia quello che Google rappresentava per l’organizzazione dei media dieci anni fa. “Facebook è un grande affare e diventerà ancora più grande. E’ la scommessa che abbiamo fatto”.
