ROMA, 25 NOV – Se un bambino nasce in provetta dopo una fecondazione eterologa, ovvero utilizzando i gameti di un donatore, e' giusto o no rivelargli le modalita' del suo concepimento? Si' secondo il Comitato nazionale di bioetica (Cnb), che pero' si divide sull'opportunita' di comunicare al nato anche i dati anagrafici del padre o della madre biologici. La presa di posizione del Cnb e' contenuta in un parere appena approvato, e che giunge in un momento di forte attesa per il prossimo pronunciamento della Consulta proprio in merito alla fecondazione eterologa, vietata in Italia dalla legge 40/2004.
Rispetto al divieto dell'eterologa, i tribunali di Firenze e Catania hanno infatti sollevato l'illegittimità costituzionale, ed in merito dovrà ora pronunciarsi la Corte Costituzionale. Proprio data l'attualità e "la delicatezza dell'argomento – sottolinea il vicepresidente del Cnb Lorenzo D'Avack – il Comitato ha ritenuto di pronunciarsi con un parere autonomo". Ma se per il Cnb e' consigliabile dire la 'verita'' sulle modalita' del concepimento, le opinioni divergono circa i dati anagrafici del donatore: Per alcuni membri del Comitato, chiarisce D'Avack, "tale richiesta deve limitarsi ad informazioni collegate alla salute del nato, conservando l'anonimato anagrafico del donatore", per altri, invece, al nato va garantita una "informazione piena rispetto al donatore di gameti" poiche' cio' "é indispensabile per la ricostruzione della sua identità personale''.
Accolgono favorevolmente il parere del Cnb le associazioni che si occupano di procreazione assistita come Madre Provetta: ''Ora ci aspettiamo che la Consulta – afferma la presidente Monica Soldano – rimuova il divieto di fecondazione eterologa perchè incostituzionale". E il parere del Cnb ''apre alla affermazione della tutela dei diritti'' secondo l'avvocato e segretario dell'Associazione Coscioni, Filomena Gallo, la quale – auspicando che la Consulta elimini il divieto in Italia – annuncia anche l'imminente presentazione di un disegno di legge sulla fecondazione eterologa che prevede un 'doppio binario' per i donatori, con la possibilita' di scegliere o meno l'anonimato.
Ma come hanno deciso di comportarsi con i propri figli le tante coppie che anche in Italia, prima della legge 40, hanno scelto una fecondazione eterologa? Una casistica del fenomeno, ovviamente, non esiste, ma e' indicativa l'esperienza sul campo dei medici esperti di fecondazione, come il direttore Medicina della riproduzione dello European Hospital di Roma, Ermanno Greco: ''Ho seguito numerose coppie che hanno fatto una fecondazione eterologa, ma nessuna ha poi deciso di rivelare la verita' ai figli, ne' sulla modalita' del concepimento ne' sul donatore. Personalmente – afferma Greco – non credo sia necessario dire la verita' al nato. Il punto e' che va superato il concetto della identita' biologica dei genitori, proprio come accade nel caso di bambini adottati''. Sulla base dell'esperienza, e contrariamente alla posizione espressa dal Cnb, Greco si dice dunque ''assolutamente contrario'' a rivelare modalita' e origini del concepimento ai figli: ''La notizia potrebbe solo determinare traumi nel bambino, e senza una reale necessita'. I genitori veri, infatti – commenta – sono quelli che un figlio lo crescono e lo amano''.