TORINO – La Fiat rischia di emigrare da Torino a Detroit, ma Roberto Cota non vuole crederci: “Ho ricevuto rassicurazioni da Marchionne”. Come se l’amministratore delegato avesse interesse a svelare a lui, il governatore della Regione Piemonte, la sua eventuale “exit strategy” dall’Italia.
Cota, che ha incontrato Marchionne durante la sua trasferta negli Stati Uniti, ha detto di essere tornato rinfrancato: “Marchionne mi ha parlato a lungo e soltanto di cose positive. Di aggiungere e non di togliere. Di portare nuove cose a Torino”.
Perché, prosegue sempre più fiducioso Cota, “continuare a fare base a Torino risponde all’interesse della Fiat ad avere una base per aggredire il mercato europeo”. Vaglielo a spiegare a uno che prima del referendum di Mirafiori aveva minacciato: “Se vince il no sposto la produzione in Serbia”. E, analogamente, aveva detto che se fosse continuata la vertenza a Pomigliano, non avrebbe esitato a sloggiare verso la più “mite” Polonia.
Ma cosa potrà fare concretamente Cota per convincere Marchionne a restare? Se servirà a ”svelenire il clima”, assicura il governatore, “sono pronto a convocare un tavolo tra tutti i soggetti istituzionali e la Fiat”.
E a questo punto Cota torna tra le braccia di Marchionne, individuando il vero problema: ”Se i nostri rapporti sindacali saranno più moderni” non ci sarà da ”temere nessun trasloco”. Ecco, statevi zitti, altrimenti se ne vanno.
